I Flaming Lips, in trent’anni di carriera, si sono creati due facce, entrambe ugualmente influenti sulla loro produzione musicale: la prima, forse quella più conosciuta al grande pubblico, è quella di completi scoppiati che, strafatti di ogni acido lisergico esistente, pubblicano stranezze discografiche estreme (la canzone di sei ore dell’ultimo EP Strobo Trip, il rifacimento di The Dark Side Of The Moon, il pezzo da 24 ore inserito in un teschio e l’album che registreranno con Ke$ha, per fare qualche esempio) e mettono in scena live shows circensi completi di giochi pirotecnici, palloncini e varie altre amenità che li avvicinano più all’arte concettuale che alla semplice musica; la seconda, meno iconica ma non meno interessante, è quella di band avant-psych-pop che pur riprendendo in alcuni tratti il sound indie rock americano della loro generazione si è sempre saputa evolvere nel segno di una psichedelia colta e naturalmente intellettuale, accogliendo anche elementi di elettronica raffinata e sfornando capolavori come The Soft Bulletin e Yoshimi Battles The Pink Robots.

Ed è proprio quest’ultima ad emergere, in tutte le sue dimensioni emozionali, in The Terror.

Un album apparentemente innocuo, che inizialmente può sembrare una prova di secondo piano nella maestosa discografia della band di Oklahoma City. Solo apparentemente però, perché siamo di fronte ad un lavoro talmente profondo ed oscuro da non sembrare un disco dei Flaming Lips

Wayne Coyne si è separato dalla moglie Michelle dopo due decenni e mezzo di matrimonio e Steven Drozd è di nuovo caduto nel tunnel della tossicodipendenza: l’ultimo anno è stato particolarmente difficile per la vita privata dei nostri, e questo LP ne risente. I Flaming Lips hanno voluto prendersi una pausa dal loro perenne carnevale (che, c’è da giurarci, tornerà in tutta la sua stranezza nell’imminente Lip$ha) per produrre un’opera inquietante ed introspettiva, che riesce ad esprimere un indefinibile “terrore” perfettamente percepibile nella monumentale You Lust, un pezzo di 13 minuti dall’andamento cinematografico, in cui un Coyne disincantato ci sussurra che “the brightest light is the first to go”.

La fine della relazione sentimentale ha segnato molto l’ispirazione del frontman, che in proposito ha dichiarato: “Vogliamo, o volevamo, credere che senza amore saremmo spariti, che l’amore in qualche modo ci avrebbe salvati, (…) che se non c’è amore, non c’è vita. “The Terror” è, adesso lo sappiamo, il fatto che anche senza amore, la vita va avanti…. Musicalmente, invece, si sente l’influenza krautrock in pezzi come Look… The Sun Is Rising, con una batteria a tratti asfissiante, o in Butterfly, How Long It Takes To Die, cavalcata kosmische accompagnata dall’algida vocalità di Wayne, che permea tutto il disco.

Il vero picco di The Terror è però la coppia Be Free, A Way / Try To Explain, in cui i suoni sembrano fluttuare nello spazio e l’ascolto sembra concentrarsi sull’ipnotica voce del cantante: le ossessioni ritmiche si trasformano in sonorità dark ambient in cui l’orecchio sprofonda come in un tetro ma confortevole abisso. La dolcezza e l’eleganza delle melodie fa il resto, per completare i due piccoli capolavori.

In questo mood malinconico, la bonus track Sun Blows Up Today  è un pesce fuor d’acqua che riprende lo stile freakedelico e casinaro dei Lips, un gradito regalo ai fan per ribadire la loro schizofrenia artistica.

The Terror, in fin dei conti, non è né una sorpresa, né una conferma, né una delusione. E’ solo un altro gran disco dei Flaming Lips, che riescono a sorprendere essendo se stessi.

Tracce consigliate: Look… The Sun Is Rising, Try To Explain