Due anni fa Benjamin John Power metteva in musica le debolezze, i limiti e i difetti intrinsechi della stupida carne umana, Dumb Flesh. Ora, uno dei più grandi sacerdoti del rumore contemporaneo è tornato, sempre su Sacred Bones, per raccontare a noi comuni mortali quanto la rabbia, il dolore, l’odio, la sofferenza portino l’uomo a voler divorare il proprio universo per giungere, in uno slancio, alla rivelazione inaspettata: l’annullamento del tutto coincide con la redenzione finale. World Eater suona come l’allegoria di un viaggio dantesco il cui Cerbero fa da guardia in copertina, monito per l’ascoltatore: “lasciate ogni speranza o voi che ascoltate”.

Il disco vive, già dalla sua breve introduzione John Doe’s Carnival of Error, di due anime opposte ma indistricabili, come due filamenti che formano il DNA dell’arte di Power: il bianco e il nero, la luce e la tenebra, il bene e il male; un concetto banale, forse sì, ma mai così reale e tangibile, dritto nelle orecchie con dolore e al contempo piacere, ossimoro ancestrale.
Rhesus Negative è la risalita dalle zone dei traditori, oltre il Pozzo dei giganti: 9 minuti di percussioni pulsanti che minacciano il peggio, accompagnate dalle grida dei dannati alle calcagna pronte a riportarci giù nella dimora di Lucifero; dopo la metà, però, grazie ai synth, la fuga non sfianca e l’energia si rigenera automaticamente rendendo l’ascolto più accomodante. Please sorprende per il suo futurismo (rispecchiato nel video): una preghiera prende forma come nuova vita su un beat spezzato, le voci degli abitanti delle bolge e dei gironi si intersecano con perfezione maniacale, chiedendo un passaggio verso la luce negato però dalle basse frequenze e da uno snare sporco che le trattengono nella melma amniotica. Gli arpeggiatori di The Rat, pur con degli accenti talvolta sinistri, iniziano a lasciar intravedere un bagliore proprio del Purgatorio, un istinto primordiale che smania dalla voglia di esplodere in una di quelle rincorse senza fine a cui Power da sempre ci ha abituati ma che qui viene trattenuta, con difficoltà, da battiti selvaggi; questa si manifesta, finalmente, nell’incredibile Silent Treatment: voci, di nuovo perfette, e sintetizzatori che, come spade di luce, innalzano gli spiriti trascinandoli in una danza su un beat magniloquente nella sua irregolarità. Minnesota / Eas Fors / Naked è l’ultima poliedrica risalita drone dall’Eden che ci fa risvegliare nudi, nel Primo mobile, finalmente, a suon di un campionamento anni ‘80 così fuori luogo che è impossibile non innamorarsene. Il compimento del viaggio è Hive Mind, l’ingresso nell’Empireo e l’incontro con la Prima Mente che altri non è che il rumore, nuovamente, intersecato a tutti gli elementi celestiali, l’antichissimo contrasto. È qui che si adempie il disegno di Power nella sua totalità, la summa di quella che, oggi, è la sua musica: beat spezzati che accompagnano bagliori luminosi su tappeti oscuri sino all’ingresso dei vocal che non paventano il miracolo, libero di manifestarsi in tutta la sua potenza. Un rave pulsa e vive di una commistione sonora tanto celestiale quanto infernale, le distorsioni di Taror Sport incontrano i tappeti di Street Horrrsing e le percussioni di Slow Focus per dar vita alla ridda finale in Paradiso, con le orecchie che chiedono pietà e l’inconscio che prega per un replay. Non c’è spiegazione razionale.

World Eater colpisce per la sua statica multiformità, per la cura dei dettagli, l’attenzione alla modernità e al rinnovamento che emergono dalle bordate noise più sfrontate come piccole lucciole di speranza in uno sterminato mare di dannazione sonora. Navigato conoscitore e artefice di memorabili rincorse soniche, siano esse demoniache o angeliche, Power le arricchisce, novello artigiano, con campioni vocali sempre perfetti e beat ora spezzati ora smaccatamente rave, pulsazioni sincere e destabilizzanti. Oggi più che mai Benjamin trova la quadratura del cerchio, il bilancio perfetto tra il suo personale bagaglio d’esperienza e la sempre più ingombrante contemporaneità socio-musicale.
Tutto questo non può che far ben sperare per il nuovo lavoro dei Fuck Buttons.

Tracce consigliate: Hive Mind, PleaseMinnesota / Eas Fors / Naked