Slow Focus era stato largamente anticipato come il primo album dei Fuck Buttons prodotto dai Fuck Buttons. Una notizia del genere poteva tanto far esaltare quanto far preoccupare per la salute dei propri timpani, invece il terzo album dei Fuck Buttons si è rivelato come l’episodio meno terrorista sonoro della discografia e allo stesso tempo il più curato nei dettagli e il più avvolgente.
La cosa che sorprende di più è come questo disco superi di gran lunga le aspettative più esigenti, laddove sarebbe stato legittimo, dopo una pausa di quattro anni (un tempo biblico rispetto alle tempistiche a cui ci avevano abituato i Fuck Buttons), aspettarsi semplicemente un “buon” disco. E invece Slow Focus è ancora una volta un disco di altissimo livello, carico della solita e instancante epicità, assolutamente al livello di Steet Horrrsing e Tarot Sport (pur essendo quest’ultimo tuttora protetto da un’aurea di irraggiungibilità).
Le innovazioni stilistiche non sono mai state così marcate: sebbene l’inimitabile impronta Fuck Buttons si faccia sentire con prepotenza (in particolare nelle tracce d’entrata e di uscita, Brainfreeze e Hidden XS), abbiamo ora delle parti ritmiche sempre più articolate (e che spesso rendono imballabili brani che con una cassa in quarti avrebbero ipnotizzato i dancefloor più goth, come Stalker), delle basse frequenze ben più protagoniste rispetto al passato (che fanno impazzire ulteriormente quando la gamma sonora va in full range, ad esempio nella salita cosmica di The Red Wing), synth che si allontanano dal digitale abbracciando l’analog e il vintage (Year Of The Dog), ma soprattutto delle linee armoniche complesse. Da sempre, infatti, il duo inglese ci aveva abituato a saper creare l’epicità da un semplicissimo giro di tre o quattro accordi, ora si districano tra armonie più complicate, senza però perdere neanche un frammento della loro efficacia, anzi contribuendo a creare un’atmosfera più trance che mai, diversa da quella degli album precedenti, dove aveva un retrogusto arcano: ora la psichedelia acida dei Fuck Buttons ha un sapore più contemporaneo, chimico, malato.
Come sempre il brano iniziale, Brainfreeze, sintesi perfetta dei Fuck Buttons che erano prima e dei Fuck Buttons che sono adesso, è uno dei più solidi del disco, ma è la conclusione dell’album che manda in estasi, con i due capolavori Stalker e Hidden XS, una micidiale doppietta di venti minuti. Il primo si presenta come il pezzo dark del duo e riesce a diventare uno degli episodi musicali più terrificanti, attanaglianti, ossessionanti e decadenti degli ultimi anni, assolutamente da non ascoltare da soli al buio in un posto chiuso. Poi all’oscurità totale si contrappone con un contrasto mozzafiato Hidden XS, che inizia tra gocce di luce per poi diventare un pezzo che sembra rubato da Tarot Sport per la sua magniloquenza e tra le sue esplosioni e salite soniche ci ricorda ancora una volta che i Fuck Buttons sono una delle cose migliori che siano capitate alla musica nel Terzo Millennio.
Tracce consigliate: Brainfreeze, Stalker, Hidden XS.