Alla vostra sinistra, il rapper più felino della giungla Wu Tang, tecnica e flow unici, da New York City, il peso massimo Ghostfaacee Killaah!!!

Alla vostra destra, i capo scout dal jazz faidate, arrivano da Toronto, i tre pesi piuma Badbadnootgoood!!!
Incontro scoppiettante, è una sfida inedita quella che vediamo in scena in Sour Soul, ci sono grosse aspettative, le scommesse sono salite alle stelle, speriamo sia un gran spettacolo. Gli avversari si studiano molto, i tre piuma lavorano da ensamble e attaccano con una visione del beat making in chiave Disney, Ghostface risponde con le liriche di strada, aggressive ma ordinarie, non c’è ancora alchimia, chissà se rimarranno a lungo nel limbo tra mixtape e live session. Resterà alla storia o sarà facilmente dimenticabile?

Succede di tutto! Danny Brown irrompe nel match con una bastonata Madvillainiana, Six Degrees è uno show degno dei block party degli anni zero, un lampo, ed è tutto inaspettatamente così nigga. C’è già un motivo per innamorarsi di questo lavoro, ma non c’è tempo per le celebrazioni che il protagonismo dei canadesi cresce con supponenza.
C’è poco da commentare adesso, assistiamo basiti ad un tentativo di unire western blues a liriche rabbiose, ganci e montanti pronti stendere l’avversario (Mind Playing Tricks). Ma i nostri cambiano scenario, colpo di scena cari spettatori, non mancano le emozioni ma nascondete bandane e polsini. La musica cambia come uno zapping via radio… ma che fanno, strizzano l’occhio a Tarantino?

*ooohhhhh*

Sembra che i canadesi facciano di tutto per evitare l’encomiabile emulazione dei grandi beatmaker d’avanguardia in versione acustica (DJ Shadow) e i più attuali indimenticabili esempi di produzioni massive: da Fatima prodotta da Floating Points ai finti nigga Mount Kimbie e King Krule di You Took Your Time! Ma poi su Gunshower, non era meglio far cantare Lana del Rey?

Ecco ci siamo fatti trascinare anche noi dai richiami di Sour Soul, che doveva urlare Eureka! ma che finisce per diventare il cucchiaio di legno dell’hip hop di nuova generazione. Un album decontestualizzato, introspettivo sì ma radicale un corno. Neanche il caro DOOM in Ray Gun riesce ad arricchire il groove di una base swing, l’unica contaminazione di una band che aveva bisogno di una pausa dopo III.
L’impressione è che in Sour Soul ognuno fa di testa sua: più che coppia chiamiamolo anche matrimonio combinato. Chi vince? L’hip hop Il pop. Ma soprattutto, era boxe o wrestling?

Traccia Consigliata: Six Degrees