Madonna quanto è elitario fare/ascoltare jazz. Vediamo sempre tipi che, dopo aver toccato qualsiasi genere per ritagliarsi uno spazio nelle discussioni musicali della propria cerchia, si rifugiano nella retromania, e da lì al jazz è un attimo. E poi dai, tutti abbiamo l’amico un po’ stronzo che ha scoperto il jazz per darsi un tono aristocratico.

Ora però non dovrete più essere come lui per ascoltare sonorità di quel tipo: ci sono i BadBadNotGood che sono dei tranquilloni. Se avete perso le prime due uscite (BBNG e BBNG2), il trio di ragazzi canadesi vi butta fuori il terzo capitolo, il quale, a volerla dire tutta è come se fosse il primo. ‘Sta volta niente cover con annesse improvvisazioni di classici (recenti) provenienti da gente come Kanye West o James Blake ,per citarne due.

‘Sta volta tutte le note sono nate nelle loro testoline, per essere poi trasmesse alle loro dita, capaci di creare ottimi dialoghi tra strumenti (Confessions) e tracce dal gusto trap (Can’t Leave The Night) con bassoni a ben sciogliere i climax costruiti. Eyes Closed mostra perfettamente l’altra faccia dei BBNG, capace prima di giocare con melodie inaspettate e poi di costruire staffette di alta scuola lunghe 6 minuti, tutti passati a battere il piede a tempo. Cosa che succede anche nel mezzo di Hedron grazie ai sedicesimi della batteria.

Si deve arrivare quasi alla chiusura dell’album per incontrare strumenti sintetici: in Since You Asked Kindly una tastiera costruisce una melodia parecchio catchy. Pezzi del genere ti fanno rivalutare in maniera diversa l’intero disco. III è finora l’unico album dei BBNG, anche per l’esser composto da soli pezzi propri, ad avere un suo mood omogeneo, un aspetto che prima per forza di cose – il diverso genere d’origine degli artisti coverizzati – mancava, pur facendo capire d’essere capaci di dare un impronta personale a pezzi altrui. Ecco arrivati a questa penultima traccia e sostenuti poi anche da CS60 (traccia di chiusura) ci si chiede se il trio di Toronto abbia le idee totalmente chiare riguardo al sound da proporre.

Il corpo dell’album è stato capace (quasi interamente) di creare una buona atmosfera con parecchie ritmiche avvolgenti. Esse però non riescono a imprimersi come dovrebbero, forse a causa del volto meno jazz/manierista che talvolta esplode con aggressività, rimandando al passato (i due album precedenti ma anche le collaborazioni con Tyler, The CreatorGhostface Killah e Danny Brown).

Se conoscevi già i BBNG, III ti lascerà come un episodio di una serie TV con un bel cliffhanger per il prossimo album. Se invece li hai appena scoperti buon per te, ma attento a non diventare stronzo come il tuo amico fan del jazz.

Traccia Consigliata: Confessions