Secondo appuntamento con dieci dischi di musica elettronica usciti nell’ultimo periodo (il primo è quiqui invece uno speciale tricolore). Anche questa volta si spazia tra i generi, anche questa volta ce n’è per tutti i gusti.

James Holden & The Animal Spirits – The Animal Spirits

Che James Holden non fosse più a suo agio nel club era già chiaro da quel capolavoro di The Inheritors. A distanza di quattro anni, la ricerca prosegue, questa volta con una band, i The Animal Spirits (fiati e percussioni), appunto, a fare da accompagnamento ad un Holden dedito ai synth e alla direzione. The Animal Spirits non è certo una rivoluzione, bensì la sublime prosecuzione del percorso che già ci aveva affascinato. La potenza e la classe di questo lavoro difficilmente si spiegano. Il post minimalismo incontra il free jazz e si arricchisce di elementi etnici, divenendo ora kraut, ora sonic, ora progressive, in una infinita rincorsa di loop ipnagogici che elevano corpo e mente. È musica che freme per vivere e per far vivere, la toccante e ultra-contemporanea convivenza tra uomo e macchina che diventa totalizzante nella sua autocoscienza. C’è sporcizia, c’è un feeling di cruda improvvisazione, c’è una cura melodica che colpisce e non lascia indifferenti. Terra, spirito, radici, anima, nirvana, concreto e astratto, una paletta cromatica che abbaglia. The Animal Spirits è un lavoro raro di un compositore già maturo, ma che sembra avere ancora tanto in serbo per noi. Un disco che richiede immersione, fiducia totale, abbandono. Ne vale la pena.

8.4/10

Baths – Romaplasm

Baths ha più o meno sempre cantato di amore, spesso esplicitamente omosessuale, utilizzando come mezzo una formula pop originale tra puro beatmaking sincopato, synth e atmosfere cheesy e un’abilità vocale incredibilmente spiccata. Tra il primo disco Cerulean, molto incantato, e il secondo Obsidian, oscuro e carnale, c’era stato un periodo di malattia grave e tormentato che aveva toccato Will Wiesenfeld. Questo nuovo Romoplasm è un risveglio consapevole, figlio delle esperienze umane e, di rimando, musicali, passate; un passo avanti. Il pop si arricchisce di un’orchestralità generata da archi, contrappunti di ambienti sintetici, talvolta volutamente estremizzati; i beat sono sempre spezzati e danno un senso di dolceamara, in quanto fittizia, giocosità. La voce è quella che ricordiamo, unica e bella. In Romaplasm, Baths sembra stare nuovamente bene e sembra voglia godersela finché dura. Bella per te Will, e per noi.

7.5/10

Yombe – GOOOD

Ha senso dire, nel 2017, che un progetto italiano suona “internazionale” ed “esportabile”? Se siamo anche solo qui a chiedercelo, evidentemente sì, ha ancora senso, soprattutto se si tratta di un progetto pop. Gli Yombe sono campani di origine, di stanza a Milano, e fanno un pop elettronico super cathcy eppur mai paraculo. Un pop che colpisce dritto al primo ascolto e che potrebbe fare facilmente breccia nelle orecchie d’oltralpe, d’oltremanica, d’oltreoceano e d’oltre tutto.
Ci sono i ritornelli che entrano in testa, le melodie che si costruiscono su schemi non convenzionali e giocano sul contrasto pieno-vuoto. La cura dei suoni arricchisce un ascolto attento in cuffia e le linee vocali, che partendo dalla tradizione black si innalzano sino alle grandi produzioni, riescono nell’intento di far subito canticchiare. GOOOD è un debutto che denota già una certa maturità (anche a livello “visivo” del progetto nella sua resa live), una dichiarazione di intenti; in definitiva: la musica che dovrebbe utopicamente passare in radio.

7.3/10

Rødhåd – Anxious

A Rødhåd piace la techno; fin qui, c’eravamo tutti quanti. Che il suo tanto atteso debut sarebbe stato techno era pressoché ovvio. Proprio per questo era evitabile calcare la mano tra titolo e coverart, forzatissimi, sfociando in quello che sembra il diario di un quindicenne in crisi adolescenziale e non il debutto discografico di un artista maturo e già affermato. Non è una mera questione visiva, perché il vero problema si ripercuote sulle sonorità di questo Anxious. Atmosfere claustrofobiche, basso e cassa che dettano legge, synth fuori tonalità. Tutto, però, suona oscuro perché sembra che debba farlo forzatamente e volutamente, per partito preso. L’ascolto, di conseguenza, si appiattisce irrimediabilmente, diventa prevedibile. Quando si esce un po’ dal personaggio e dal canone prefissato, infatti, si respira: Awash è bella nel suo essere break e ariosa, Target Line è la perla che sentirete nei prossimi rave, una traccia che spezza le ginocchia grazie anche all’aiuto dell’ottimo Vril. Le hit non mancano, le produzioni nemmeno, ovviamente, ma da un veterano come Rødhåd era lecito aspettarsi qualcosa in più.

6.7/10

Helena Hauff – Have You Been There, Have You Seen It

Chi l’ha vista salire in cattedra dietro i giradischi e il mixer lo ben sa: Helena Hauff è fredda, spietata, i suoi rave corporei sfondano il petto e i timpani, non lasciano prigionieri. Con la stessa minuziosità, dedizione e cattiveria, Helena si mette alle macchine (come mostra ottimamente l’artwork) per produrre le quattro tracce di questo EP, Have You Been There, Have You Seen It. Il risultato è crudo e sporco, analogico, figlio di quelle cavalcate cassa-basso che tutti ci aspettiamo dall’artista teutonica. Techno che vibra e che lascia brillare fieramente i filamenti di acid presenti nel suo DNA. C’è chi dirà che è un lavoro datato, e probabilmente è anche vero. La questione, però, è che ogni singolo suono che esce dalle macchine risulta originale, personale, totalmente allineato alla cifra stilistica della Hauff, eppure imprevedibile, talvolta addirittura aperto e positivo in qualche arpeggio. Eat, sleep, rave, repeat.

7.4/10

Blawan – Nutrition

Due side-project solisti pubblicati nel solo anno precedente, e poi Karenn, ossia un progetto in featuring con Pariah, ad oggi, forse, IL progetto techno, o quanto meno quello con il live più d’impatto in circolazione; due tatuaggi sulle nocche: KICK DRUM. Questo è Blawan, uno dei producer e DJ più prolifici, più fedeli alla linea e al contempo più originali nel panorama dei quattro quarti. Ed è così anche per Nutrition, questo doppio EP che odora tanto di techno quanto di UK, di industrial ed IDM, con atmosfere ambient pestilenziali solcate da clangori ferrosi e una cassa e un basso mai troppo invadenti nella prima metà, tosti e grezzi nella seconda; synth analogici, granulosi e dissonanti fanno il resto. Nutrition è una lodevole evoluzione artistica rispetto al passato, sopraffino pugno allo stomaco, perfetta colonna sonora per un rave distorto, organizzato dai pochi superstiti di un olocausto nucleare; rito sciamanico che delinea l’inizio di una nuova civiltà di cui Mayhem, Atlas e 993, dancefloor-banger del 2017, sono dichiarazione d’intenti e manifesto.

7.8/10

DJ Seinfeld – Time Spent Away From U

Vuoi il revivalismo generale della nostra epoca, vuoi i video dei canali YouTube, vuoi che mancava solo questa, nell’ultimo paio d’anni è riemersa dalle ceneri degli anni 90 l’anima della lofi house, di cui DJ Seinfeld è divenuto, volente o nolente, portavoce. Il debutto Time Spent Away From U è un insieme di cassa dritta, poca produzione, giri melodici banalotti ma che penetrano l’encefalo, qualche arpeggione che strizza l’occhio a una certa progressive che noi italiani ben conosciamo, dell’acid, campioni vocali iper-melodici da feels, occhi chiusi e braccia al cielo, sentori black. In generale, insomma, un calderone in cui c’è finita troppa roba, in un collage che, nonostante i momenti positivi, rischia di apparire plasticoso e fuori focus sulla lunga distanza. Bastava un EP, questo è certo, così come è certo che U faccia piangere ad ogni ascolto.

6.4/10

Call Super – Arpo

Call Super è indubbiamente uno dei DJ più in forma del momento. Il suo emergere nel panorama del clubbing è però non figlio di sornioneria e palese festa in quattro quarti, bensì di ricerca, sperimentazione, tecnica e gusto. Proprio per questo era lecito aspettarsi molta classe da questo Arpo, suo secondo lavoro sulla lunga distanza; e così, infatti, è. Produzioni minimali ed oculate che, sempre rifuggendo il marasma, funzionano ottimamente come decompressione post-club. Ritmi spezzati dal rimando talvolta tribale, bassi ondeggianti, tappeti arricchiti da costellazioni di synth, ora arpeggi, ora bleep, ora rumori naturali. I rimandi alla storia dell’IDM sarebbero scontati e al contempo ingiusti, perché Arpo affonda le radici là, sì, ma è figlio dell’inventiva di Call Super e del suo estro, ormai palese anche in ambito di produzioni e non solo di djset. Arpo è un disco che ti accompagna a casa tra gli sguardi di chi già si augura il buongiorno, un disco che ti prende con garbo e ti mette a letto mentre fuori albeggia.

7.6/10

M.E.S.H. – Hesaitix

Inizio col dire che PAN è etichetta dell’anno, presente passato e futuro. Fermato questo concetto, proseguo con l’affermare che il nuovo disco di M.E.S.H. è fuori da ogni logica prestabilita. Synth spaziali che creano ambienti sconfinati, ritmiche tribali e spezzate, vivissime, che solcano scale melodiche etniche con furia animalesca. La produzione, poi, non è mai in discussione in quanto a gusto e minuziosità. Hesaitix è post-clubbing che, nella sua violenta e disturbante irregolarità, sa comunque risvegliare l’irrefrenabile pulsione della danza. Un trip schizofrenico eppur lucidissimo, estraniante e coinvolgente. Non so davvero che altro aggiungere. Sono scosso. Forse sono nel futuro.

7.8/10

Maiole – Music For Europe

Maiole è italianissimo ma sfreccia per le strade al neon di una non ben identificata metropoli su una fuoriserie anni 80. I suoni esterni sono ovattati, nell’abitacolo risuona Music For Europe. La sua musica da cameretta è un ibrido di sintetizzatori chill, chitarre ariose, bassoni arpeggiati e corposi mentre sotto un bum-bap in quarti sempre a puntino chiude il cerchio e fa danzare, divertendo ma pur sempre con una vena malinconica; a tal proposito troviamo talvolta dei vocal che arricchiscono le produzioni. Music For Europe vorrebbe raccontare una visione positiva dell’Europa come Unione, ma io personalmente ho pensato a Los Angeles durante l’ascolto, boh. Comunque, la melodia e l’easy listening sono il suo punto di forza, dritto al cuore della Generazione Erasmus.

6.5/10