È passato più di un anno dall’uscita di Avete ragione tutti, il primo disco dei Canova.

Hanno girato tutta l’Italia per un tour composto da più di 100 date, che si concluderà a fine gennaio con una tappa anche all’Alcatraz di Milano – il 31. Appartenenti alla grande famiglia di Maciste Dischi, in 12 mesi si sono rivelati una delle maggiori band indie dello scenario musicale italiano, e noi gli abbiamo chiesto di raccontarci questi ultimi 12 mesi di follia.

DW: Ciao ragazzi come state? È già passato più di un anno dall’uscita di “Avete ragione tutti“? Come vi sentite dopo questo tour de force di 12 mesi?

C: Ciao Deer Waves! Sì, esatto, è passato più di un anno. Mah guarda, stiamo bene, sono cambiate un po’ di cose. Come abbiamo detto più volte, doveva essere un disco registrato solo per noi e invece ha fatto una strada incredibile. Le cose sono andate davvero oltre le aspettative di tutti.

DW: Avete girato in lungo e in largo tutta l’Italia con oltre 100 date, e concluderete con una data all’Alcatraz il 31 gennaio. Emozionati? Come avete vissuto questi mesi tanto movimentati? Il vostro rapporto con i fan ha subìto un evoluzione?

C: Il bello è l’aver fatto un tour che è stato un percorso in crescita. Siam partiti, nei primi mesi del tour, noi 4 con una macchina e il manager ci raggiungeva in treno a spese sue. I locali ci davano pochissimo e quindi non potevamo avere un fonico che curasse il concerto, oppure lo spazio per portare la strumentazione necessaria. È stata davvero un’avventura vissuta giorno per giorno, è stato il cazzo di tour che tutte le band sognano. Le cose sono andate sempre meglio e la gente cresceva di concerto in concerto, da una città all’altra, e noi non dormivamo mai. Facevamo festa ogni sera con chi veniva a sentirci, quindi rapporto ottimo. Con molti siamo diventati proprio amici.

DW: Cosa avete ascoltato in questi mesi di pellegrinaggio?

C: Tantissimo trash vero. Però anche tanti capolavori, robe di cantautori. Una volta, durante la tratta Bergamo-Lamezia Terme con solo Elvis. 15 ore solo Elvis. Per un periodo siamo andati in giro con un furgone del ’97, che chiamavamo “ilprete” che faceva ascoltare soltanto cassette. Siamo andati avanti con un Bruno Lauzi per settimane.

DW: Maciste Dischi, la vostra etichetta, ha decisamente portato alla luce moltissimi artisti che ormai dominano la scena musicale indie italiana. Cosa vuol dire per voi far parte di questa grande famiglia? Che rapporto avete con gli altri artisti, e già che ci siamo, mai pensato a qualche collaborazione?

C: Questa domanda è molto interessante. La discografia è cambiata totalmente e la Maciste rappresenta proprio uno di questi grandi cambiamenti. Dietro non ci sono chissà quali poteri ma solo gente che ha tanta passione e che si è fatta un gran culo per far accadere le cose. Con Gazzelle abbiamo un rapporto davvero di fratellanza e anche con Galeffi, l’ultimo arrivato, c’è un gran bel rapporto. Chissà, magari un giorno tutte queste storie che ci legano saranno anche degli aneddoti di grande valore.

DW: È un periodo in cui si parla molto di social e dell’uso che se ne fa (basti pensare al post di Tommaso Paradiso). Che tipo di riscontro avete avuto sui vostri canali visto il successo raggiunto?

C: Grande Tommaso! Parlare di social rende sempre un po’ matti perché si parla del nulla. Alla fine è tutto un gioco, però internet per noi è stato davvero fondamentale ai fini della nostra crescita. Li gestiamo noi direttamente quindi ci teniamo molto a restare vicini a noi stessi.

DW: “Santamaria” è l’ultimo inedito che avete fatto uscire. Matteo dice che è una canzone a cui è particolarmente legato, ci raccontate perché?

C: Probabilmente, per il momento in cui è uscita per noi, molti si aspettavano la “commercialata” pronta per le grandi radio, invece abbiamo scelto un brano che musicalmente sembra di fine anni ’60, che è l’epoca a cui siamo probabilmente più legati e con un testo, specialmente per il ritornello, impassibile dalle radio. Quindi ci siamo affezionati sia per il grande rischio e sia perché forse è la nostra prima canzone sentimentale, il senso di protezione verso un’altra persona resta la più grande forma d’amore. Sicuramente sarebbe finita nel disco nuovo però aveva la giusta malinconia per chiudere un tour e un anno pazzesco.

DW: Avete annunciato su Facebook che dopo queste ultime date invernali vi fermerete per un po’? Bolle già qualcosa di nuovo in pentola o vi prenderete del tempo per voi?

C: Sì, finalmente dopo un anno e mezzo ci fermeremo un po’. Solo “pubblicamente”, però. Torneremo a vivere una vita normale, fatta di innamoramenti, incubi, delusioni, problemi, come tutti. Le canzoni non sono un lavoro, le devi respirare proprio mentre stai facendo altro. In realtà ne abbiamo già un bel po’ scritte in questi ultimi mesi, ma non torneremo se non con un disco sincero e spontaneo come Avete ragione tutti.

DW: Sempre a proposito di social, qualche tempo fa quando è uscito il video di “La musica non c’è” di Coez sembrava non l’aveste presa troppo bene postando il video di “Manzarek” con scritto “bel video Coez“. C’era della polemica vera? Che tipo di riscontro avete avuto dai vostri follower sotto quel post? Tutto apposto con Coez?

C: Ahah, come ti ho detto prima i social sono un gioco e ci siamo divertiti molto a creare una diatriba di cui in realtà non ce ne fregava nulla. Da fuori si vedono i post come una conferenza stampa ma molte volte non sono altro che cazzate, così come in questo caso. Molti ci hanno preso sul serio e questa cosa è stata molto divertente. Con Silvano speriamo sia tutto a posto ovviamente, quest’estate abbiamo condiviso un palco e ci siamo bevuti degli amari fino a tarda notte (che ce ne fotte – autocit.).

Quindi Coez, se ci stai leggendo, ti vogliamo bene.