Una serata di parecchi anni fa andai a vedere uno dei primi concerti della mia vita. Nel palazzetto dello sport locale suonava un gruppo che stava conquistando il successo un singolo dopo l’altro: i Lunapòp. Frontman di quella band idolo degli adolescenti di tutta Italia, Cesare Cremonini, ragazzo di talento e, già si capiva, capace di scrivere canzoni davvero orecchiabili. Quello che non sapevo, e che onestamente fino a poco tempo fa non potevo neanche immaginare, è che quella sera avevo davanti uno dei nomi destinati a entrare nel pantheon degli ispiratori di un’intera scena, quella del nuovo indie pop italiano, i cui nomi degli esponenti principali non ho voglia di ripetere perché dai, li conosciamo tutti.
Le influenze di Cesare sulla scena, già piuttosto chiari nei lavori di tutti i nomi non esplicitati di sopra, diventano palesi, al limite del plagio, con i Canova, band milanese al disco d’esordio: per buona parte delle canzoni di Avete Ragione Tutti si potrebbe avere la sensazione di stare ascoltando una cover band davvero brava che, durante un tributo al bolognese, esegue dei pezzi di un disco di inediti che non avete mai ascoltato. Per alcune, potreste addirittura spingervi a creare dei parallelismi diretti, ad esempio Expo – 50 Special, La Felicità – Un Giorno Migliore, Portovenere – Grey Goose.
A farvi accorgere che in realtà si tratta di un’altra band potrebbero essere i testi: anche qui, i Canova non si lanciano certo in pure sperimentazioni, ma i temi si fanno molto aderenti alla realtà dei 20 e 30enni odierni. Più che aderenti, ammiccanti: il tentativo di imbroccare un qualche inno generazionale non è di certo nascosto, anzi è palese, basta sentire i versi di Brexit, o il genere di riferimenti più o meno culturali di cui sono disseminate tutte le canzoni del disco. Anche qui viene in mente un modello abbastanza preciso, ovvero i primi Cani, e anche in questo caso l’ispirazione a volte sembra più che diretta: sentendo Porto Venere ho avuto l’impressione di ascoltare l’ideale proseguimento della storia della coppia che non si lascia quasi mai, e che forse, finalmente, ha deciso che è ora di finirla.
Ok, se fino a qui vi ho dato l’idea di pensare che nel disco dei Canova non ci sia nulla di originale, ve lo confermo: è proprio così. E so bene che essere così derivativi, se non proprio plagiatori, è di solito considerato un male, ma non è così per questo disco. I Canova copiano così bene i modelli da riuscire spesso e volentieri a migliorarli, e non c’è una canzone del disco che non si ascolta con piacere. Certo, se si vuole ascoltare qualcosa di nuovo e avanguardistico, meglio tenersi a più che debita distanza. Ma se ogni tanto si è disposti a cedere alle sirene del pop, questo disco potrebbe essere un’ottima occasione per farlo.
E comunque, a distanza di anni lo ammetto: a me, il concerto dei Lunapòp era piaciuto, parecchio.
Tracce consigliate: Expo, Portovenere