Past Life Martyred Saint era stato uno dei debut più sinceri e sentiti di inizio decennio, una dimostrazione del carattere di un’autrice in grado di turbare e sconvolgere l’ascoltatore grazie a un’abilità compositiva così sfaccettata e fuggevole alle catalogazioni da risultare quasi opprimente, amplificata dalla disillusa urgenza dei suoi ventidue anni. The Future’s Void è il naturale proseguimento dell’evoluzione artistica di EMA: un sophomore meno intimistico, più aggressivo e apocalittico, ma sempre dotato di quella cifra stilistica disorientante ed estremamente eterogenea, incanalata e resa coerente dal talento carismatico di Erika M. Anderson che ne fa il suo marchio di fabbrica.

Tra pink noise, un vibrante bass synth e beat severi inizia Satellite, la perfetta introduzione per l’album: imponente e aggressiva, drammatica e travolgente, non le manca niente dai feedback ai violini. È la porta per entrare già da subito nel vivo di The Future’s Void in cui sono di casa sensazioni occulte-apocalittiche (Chtulu) e tribalismi psichedelici (Neuromancer), violente sfuriate rock (So Blonde) e momenti di distorta, strozzata disperazione (Smoulder). Ma ciò che fa davvero amare EMA è che queste furenti esternazioni sono solo la corazza dietro cui si protegge e attraverso cui ci è permesso vedere grazie ad adorabili ricordi della “vecchia” EMA più folk (When She Comes), momenti eterei assolutamente strazianti (3jane) ed episodi tanto solenni da far rabbrividire (100 Years).

Ma la cosa veramente esaltante del disco è, quasi banalmente, l’apporto dei synth, che amplificano la portata dei brani (come nei i paesaggi sonori creati del wall of sound acido di Neuromancer o da quello rovente di 100 Years) o addirittura li stravolgono (la parte centrale di Chtulu, la bassline di Smoulder). È grazie ad essi se esiste quello che è probabilmente il momento più alto del disco, Solace: un’infinita cavalcata di synth dal retrogusto krauto in cui si ritrova il gusto compositivo della EMA del debut, per una salita ritmica e sonica che rimane incompiuta donando ancora più magia al brano.

Con questo disco EMA si impone definitivamente come una “cantautrice” unica nel suo genere, impossibile da individuare, impossibile da imitare, facile da amare.

Tracce consigliate: Satellite, Solace.