Tolta qualsivoglia considerazione circa le scelte di una line up rivoluzionaria; eliminate dal caso che qui ci occupa tutte le spiegazioni sul New Normal o su quanto sia unico vivere un festival a Barcellona, l’oggetto della discussione cade sui partecipanti del festival. Britannici, italiani, locals ed anche argentini, sono a migliaia i soggetti che faranno su e giù per i quasi due km di Parc del Fòrum e dopo alcuni anni lo possiamo dire: il Primavera Sound 2019 è il punto d’incontro di tutti i tipi che, ognuno con le sue peculiarità, seguono il mondo della musica.

Dopo faticosi ed accurati studi abbiano individuato alcune categorie, facilmente e ironicamente identificabili sulla base dei gusti musicali e del mood di vivere il festival.

Guardati dentro, uno di questi potresti essere tu!

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Il conservatore deluso

Il conservatore è incazzato come una biscia per la line up, ma poiché il Primavera è diventato parte della sua stessa esistenza, non se ne perde nemmeno una edizione da almeno dieci anni. Anche se glielo hanno completamente snaturato aprendo a nuovi generi musicali, lui ci sarà. Metà del festival lo passa ad insultare gli appassionati di trap e i palchi con artisti che non ha mai sentito nominare e che non sa distinguere, strisciando a testa bassa tra un palco e l’altro. L’altra metà, invece, viene dedicata alla “vera musika!1!”. Maglietta degli Spiritualized, pranzo da Can Mano e si parte. Il pezzo forte, che per intenderci corrisponde all’unico motivo per il quale non ha rivenduto l’abono, ha dei nomi ben precisi: il 30 maggio si parte con Stephen Malkmus (guru intoccabile ed imperdibile) e Guided By Voices al palco Primavera e si conclude con Erykah Badu. Il venerdì, clash crudele tra Julia Holter all’Auditori e BEAK> che risolverà solo all’ultimo, ma la prima è in netto vantaggio. Quando ricapita?! Poi Suede Liz Phair. Mentre il sabato botta tremenda con June of 44Primal Scream, Neneh Cherry e, soprattutto, con gli Stereolab, perché se non vieni a sentirli, insomma, puoi pure stare a casa. E se avanza tempo, giretto dagli Shellac per la quindicesima volta (o era la sedicesima?!). FKA Twigs? “Naaa, sopravvalutata!“.

Il conservatore lascia il Parc del Forum ripetendo che non tornerà più, ma dentro di sé sa benissimo che non è vero. E poi l’anno prossimo sarà il ventennale del Primavera Sound, magari gli porteranno i Fugazi.

L’occasionale

L’occasionale ha scoperto dell’esistenza del Primavera mentre stava seduto in sala d’attesa dal dentista, leggendo un pezzo su un mensile che descriveva i migliori outfit da indossare ad un festival, a margine di un trafiletto sulla sorella di Beyoncé. “Perché no?!”. Potrebbe anche essere l’occasione perfetta per tornare a Barcellona. Di giorno non ci sono cazzi: Sagrada, paella, Barceloneta e poi ci si dirige al Forum. Il tutto con estrema calma anche perché prima delle 21 ci sono band innominabili, tanto che durante il weekend continuerà a chiedere agli amici “ma chi sono questi?“. Tuttavia il sabato si arriva presto e si passa metà pomeriggio al Beach Club a instagrammare palme e cocktail con qualche # da influencer mainstream. Senza rinunciare per nulla al mondo al pasto comodo e rilassato, vedrà pochi concerti, generalmente concentrati nell’orario di punta e nella zona un po’ meno amata dagli aficionadosTame ImpalaInterpol (per la prima volta) e Miley Cyrus. Ma c’è anche posto per J Balvin perché, in fondo, a lui che ascolta la musica a 360 gradi le sonorità vivaci ed i ritmi latini lo caricano a mille e gli fanno venire in mente i sabati sera in provincia di Milano. Poi c’è Lizzo, che oggi viene passata spesso in radio, Solange e i Suede; un nome – quest’ultimo – che è incastrato in qualche cassetto dei suoi ricordi, anche se non sa bene perché. Alle 3 è già in branda perché se no si fotte il giorno dopo, che ricomincerà ancora con Sagrada, paella…

Non sa se ci tornerà, ma quest’esperienza è stata una #bottadivita.

La matricola

Anche detto rookie, è il bambino che un giorno diventerà papà; quello che al polso ha solo un wristbandZainetto in spalla con cappellino, noccioline, doppio power bank per ogni evenienza, felpina per la sera ed una eccitazione che lo spinge a presentarsi allo scambio ticket già 3 ore prima. C’è troppo da fare e troppo poco tempo per farlo. Come si va all’Ikea? Cos’è il Primavera a La Ciutat? E l’Hidden Stage esiste ancora? Un vortice di domande lo tormenta, soprattutto perché non vuole sentirsi uno sfigato, ma intende inserirsi subito nelle cose più fighe. L’inizio è sconvolgente e prima di arrivare al primo palco passa almeno un’ora. Metà batteria dell’iPhone, infatti, se la gioca nei primi dieci metri dove fa: foto all’insegna, con o senza salto a gambe aperte; acquisto di magliettine, cernita di vinili e tasche piene di gadget di ogni tipo. Per la matricola il festival è una cosa molto seria, quindi gira come una trottola tra i palchi (tutti!) cercando di vedere più live possibili, tenendo a mente alcune priorità; un po’ come quando fai il fantacalcio: ci sono giocatori che vuoi assolutamente prendere e poi il resto viene un po’ da sé. Allora in cima alla lista troviamo: Apparat, James Blake, Mac DeMarcoTame Impala e FKA Twigs. Allo stesso tempo, però, il rookie ha passato gli ultimi due mesi ad ascoltare la playlist tematica di Spotify, quindi è abbastanza sul pezzo: LizzoKurt Vile, Nas, Jungle e poi Solange Big Thief, che (entrambe) hanno sfornato album da top 10.

Una volta finito il festival, la matricola è già su Airbnb a cercare un nuovo appartamento, questa volta, però, più vicino al Forum e organizzando un po’ meglio gli orari per poter stare in transenna.

Il clubber

Si presenta al Forum in after dalla sera prima ma non per girare per i palchi. Si piazza al Beach Club con i suoi 4 palchi (Lotus, Desperados, Aperol, El Punto by Adidas) non si schioda fino a che non lo cacciano a calci in culo. Ovviamente farà delle eccezioni, ma per lui, sia chiaro, la musica è solo quella elettronica, quindi al Sonar ci ha aggiunto anche il Primavera Sound, che negli ultimi anni gli sta regalando ottime soddisfazioni. In primis, va da sé, c’è Richie Hawtin che lui ascoltava già nel 1999 quando aveva 5 anni. Poi Peggy Gou e Nina Kraviz. E già con questo trio il prezzo dell’abono è pagato. Il clubber però ha anche un cuore ed una cultura musicale molto sofisticata, quindi se non sarà troppo preso a sgolarsi bottigliette di acqua brillante si farà un giro per Apparat e James Blake, anche se un po’ se ne pentirà, perché con tutta quella gente non riesce a fare le sue mosse in pista. Ma soprattutto, ormai in assetto da battaglia e con il piacere sul viso rimarrà sempre col passo di danza in canna e strozzato, dato che i live hanno un bpm estremamente rallentato per i suoi standard. Allora di corsa al di là del ponte dove troverà: Objekt, AgoriaYaeji, Maribou State, Jay Orbison e, infine, Modeselektor We Will Fail fino all’alba.

Il clubber non è uno che è venuto qui per caffè e frittelle. Verrà dato per disperso dagli amici e ritrovato in apparente stato comatoso solo il lunedì mattina.

L’hipster

Tame Impala headliner? Cioè, siamo seri?!” E poi dai, lo sanno tutti che i main stage si frequentano solo nel pomeriggio. L’hipster, infatti, mette le tende al palco Pitchfork dove qualsiasi cosa spacca, sebbene anche lì ci si stia un po’ imborghesendo. Fatto sta che lui ne sa una più del diavolo e la maggior parte degli artisti in cartellone (che conosce già dai tempi delle demo su MySpace o Bandcamp) li ha sentiti già almeno 5 volte. Per scegliere cosa sentire procede con una procedura inversa rispetto agli altri: la prima mossa è quella di scartare le band già viste, le location scomode e le esibizioni troppo affollate di gente incompetente. In cima alla lista ci sono i Low che lo scorso anno hanno fatto “un album enorme“. Sotto sotto, però, anche lui è un nostalgico – anzi forse è il più nostalgico di tutti – pertanto qualche eccezione la farà. Ma sia chiaro, a sentire Mac DeMarco ci viene solo per bisbigliare che si è trasformato nei Cigarettes After Sex. Stesso destino per James Blake che, a suo dire, ha fatto un album sottotono, nonostante i featuring siano avanti anni luce. Siccome un giorno si trasformerà nel conservatore, di cui sopra, ha scovato una marea di chitarrini anche in questa edizione alternativa. Quindi nelle prime ore farà del riscaldamento con live di Big Thief, Soccer Mommy, Snail Mail versando le prime lacrime già alle 19. Giretto dai Pond (sul palco Adidas che guarda caso è a 45 secondi dal Pitchfork) e poi dietro front per Yves Tumor e Sigrid. Alla lista ci aggiungiamo Jungle, Empress of, Pusha T, Nilüfer Yanya Christine & The Queens anche se le emozioni migliori gliele regalano i live che ascolterà un po’ per caso, sol perché negli altri stage c’è troppo casino.

Punto forte del Primavera, lo riconosci subito perché ha la magliettina dei Metz o la camicia a fiori.

Il sofisticato

Maniacale quanto basta per farlo apparire soggetto da ricovero immediato, il sofisticato è l’esemplare più raro. Se sia una forzatura non lo sapremo mai, ma il giorno in cui esce la line up, conosce tutti. E quando dico tutti, cazzo vuol dire proprio tutti, anche la band da 15 follower che suona col banjo elettrico. “EH SAI CHE EMOZIONI?!” scrive in caps lock non appena qualche comune mortale osa chiedere informazioni in merito. Proprio per questo motivo, la sua presenza al festival è un mistero: incontrarlo è molto difficile, a meno che tu non sia della sua stessa specie. Più verosimilmente perché te lo aspetti da Soccer Mommy e, invece, è dai The Necks. Pensi di trovarlo da Erykah Badu e invece è ai Dirty Projectors (ovviamente si fa entrambi i live). Il meglio, però, sono i viaggioni di Comet is ComingSons of Kemet XL e quello di Tim Hecker & Konoyo Ensemble all’Auditoriche secondo lui sono il vero plus dell’edizione. Nel mezzo Aldous Harding, anche se al Pitchfork ci sono solo esaltati; Nilüfer Yanya Christine & The Queens. E per chiudere, la domenica sera si spara la dose letale con il live di Efrim Manuel Menuck.

E alle ore 4.00, con ancora in testa modulazioni da paesaggio lunare si dirige all’aeroporto per il primo aereo del mattino, ammorbando chiunque gli passi a tiro con espressioni del tipo “il live della vita“, per ogni live a cui ha assistito.

Il finto giovane

Per il finto giovane la svolta nella black music è stata un sollievo. Per vero, almeno inizialmente, non gliene fregava nulla. Ma una volta vista la line up ha iniziato un processo di ringiovanimento talmente serrato che oggi non ricorda più quando è stata l’ultima volta che si è ascoltato gli Strokes. Soggetto esperto e pragmatico è aperto a tutto e ama guardare al futuro della musica con un occhio diverso dagli integralisti, sia perché sa benissimo che tutto è ciclico, sia perché sa che questo è l’unico modo per non deprimersi guardando la quantità di capelli bianchi che ha in testa. I suoi amici lo guardano strabuzzando gli occhi quando fa l’elenco dei sui must per questa edizione: Slowthai, 070 Shake, JPEGMAFIA e naturalmente FKA Twigs. Tantissima curiosità anche per il nuovo Palco Seat Village che propone una carrellata di generi più o meno nuovi che è impaziente di sentire, come AJ Tracey, IDK e Little Simz. Allo stesso tempo però, è attento anche alle novità del mondo indie, quindi non si lascia scappare Boy Pablo, Snail MailSoccer Mommy) così come James BlakeMac DeMarco, anche se è la quinta volta che li sente. Chiude con CupcakkeYves Tumor, Iglooghost al Pitchfork e con Modeselektor live al Ray-Ban, il suo palco preferito dopo le 3 del mattino, soprattutto perché puoi stare seduto.

Soggetto estremamente conflittuale vorrebbe che il Primavera non finisse mai, ma alle 8 del mattino di lunedì, toglierà i bermuda per rimettersi la cravatta e tornare in ufficio, completamente in balia dell’ansia.

Non vi ritrovate in nessuna di queste categorie e volete scoprire qualche nuovo artista? Nessun problema, abbiamo una guida alternativa che fa caso vostro (con una bella playlist).