Per il dopo Raggi la città di Roma non ha avuto dubbi: il nuovo sindaco deve essere uno tra Franco 126 e Carl Brave.

Già, Carl e Franco, anzi, meglio: Carl o Franco. Non più un segno “x” tra il loro nome, che nel tempo si è evoluto in altre forme, altre congiunzioni. D’altronde si sa, la Capitale è una città, l’unica, nata da una lotta fratricida. Sta insita nel DNA della storia di Roma la frattura, la rottura, il dissidio che in una coppia fraterna nasce e cresce, demolisce. Tanto finisce tutto prima o poi.

Ma insomma fermiamoci qui, tentiamo di raccontare senza troppi sentimentalismi questa ultima intervista prima del silenzio elettorale che anticipa la chiamata alle urne dei romani.

Starnutisce per un’allergia, Franco 126, mentre stiamo per iniziare l’ultimo colloquio; invece Carl Brave è tranquillo e sorridente, sembra non avere tensione addosso, sebbene dalle mani, esteso ai fogli che stringe, si percepisce un leggero tremolìo. E allora cogliamo l’occasione per rompere il ghiaccio e cerchiamo di capire, scherzosamente, quali appunti, quali numeri Carl abbia scritti in quelle pagine. Per esempio, chiediamo, se c’è qualcosa di utile inerente al car sharing. Sorride, Carl Brave, e dice che numeri a riguardo non ne ha, ma parlano chiaro gli indizi che i romani lasciano, in tema di trasporto fai da te: delle oBike sono rimasti qua è là qualche ruota, pedali e sellini. Di Smart Car2go se ne vedono ormai poche; le rosse Enjoy sopravvivono, ma a che costo? bacini su bacini al pandino dei tuoi.

Si accoda subito Franco al discorso, dicendo – da buona controparte – che sì, è vero, il car sharing a Roma sopravvive a stento, ma è bene interrogarsi dove risieda il problema. Secondo lui è da individuare nelle persone stesse, nel senso civico che le scorse giunte hanno contribuito ad indebolire, ecco quindi che diventa normale andare a una piotta sull’Enjoy e bucare un altro stop.

Ma al senso civico sopraggiunge Carl, e incalza: è necessario che lui diventi sindaco proprio per questo, per ridare forza al sentimento, all’importanza di essere romani. E per farlo, il primo passo consiste nel rispettare il territorio: niente più falò con le buste Crai per strada, niente più puttanoni con sicuro l’aids. In sostanza, Roma deve ridiventare quella città abitata da persone che non le monetine, ma al massimo i desideri possono rubare dalla Fontana di Trevi.

Ma accade l’imprevisto. Franco a quel punto si alza e punta il dito contro Carl. Gli intima di comportarsi correttamente perché così non va bene. E inizia un j’accuse piuttosto violento.

Si alzano i toni. Parli proprio tu, dice Franco a Carl, di senso civico; lo neghi, ma dal video è chiaro che sei stato tu a pisciare su una fratta di Parco Sempione.

Ecco, tutti speravano di no, ma si è risollevato il solito polverone. Una vecchia storia. In sostanza, Carl, per ristabilire un contatto con l’elettorato di Libetta, passò una notte lì, tra gli abitanti (spirituali) della zona. Goa, schimicate dallo zozzone e via con un lungo vagabondaggio, zig zag per strada. E poi un video amatoriale che lo ritrae nei pressi di Parco Sempione, quella stessa notte, intento nell’atto di cui sopra. Carl ha sempre negato, perché il video è sfocato, ma molti dubbi sono rimasti. Si gridava all’impingement.

Intanto nasce il solito parapiglia da tribuna elettorale. Ulteriore conferma che lo zoccolo duro che sarà ago della bilancia di queste elezioni si configura in loro, nei perdigiorno di Libetta, Pigneto e San Lorenzo. Isole elettorali di cui, veramente, non si sa niente di certo: potrebbero votare da una parte, come dall’altra. Non sopportano il fatto che Carl e Franco bevano Peroni, banale Peroni di fronte alle oltre 600 varianti che presenta il locale di cui sono massimi avventori. In tanti hanno provato ad intervistarli, a condurre sondaggi, ma niente, dietro il boccale di IPA che imbianca con la schiuma le loro barbe, sono sfingi indecifrabili, circondati da ragazze comparse nei video indie.

Noi volevamo proprio che questa ultima intervista prima del silenzio potesse sciogliere le riserve, permettere a uno tra Carlo e Franco di conquistarsi questa ultima fetta di indecisi, ma ormai è impossibile continuare. Siamo stati costretti ad interrompere il confronto, non più pacifico. Volevamo fare altre domande, sulle politiche giovanili, sull’ambito economico e culturale, su altri problemi da affrontare, come l’emergenza idrica, sollevato soprattutto, in passato, da Carl nel famoso intervento “Come far smettere di scorrere il nasone”.

Ma tant’è. Il commissario Coez tra pochi giorni deporrà il suo ruolo provvisorio, ma noi, davvero, non sappiamo chi prefigurarci insediato al Campidoglio.

Quindi smettiamola con questa cazzata, e come un anno e mezzo fa salutavamo da qui Carl e Franco al termine dei nostri pensieri su Polaroid, anche questa volta:

Bella per Carlo e Franco.