Esiste la Germania, e poi c’è Berlino.

Con queste parole una ragazza tedesca incontrata alla fermata della S-Bahn di Berlino mi ha fatto capire con una sola battuta cosa mi sarei dovuta aspettare da una delle capitali più conosciute d’Europa. E ripesandoci, tempo dopo, mi sono accorta che aveva proprio ragione.

Il 9 e il 10 settembre siamo volati in quella che è definita come una delle città più underground del nostro continente per partecipare, anche a questo giro in veste ufficiale, al Lollapalooza 2017.

Dopo l’incredibile esperienza vissuta allo Sziget Festival di Budapest, ci siamo preparati ad affrontare il festival tedesco, che a differenza dell’evento ungherese si è svolto nell’arco di due giornate (sabato e domenica) con una line-up fitta di artisti internazionali e non.

Berlino ci accoglie con quella che è la sua caratteristica principale: le nuvole e il freddo. Un volta sistemate tutte le nostre cose in albergo ed esserci ripresi dall’alzataccia del volo alle 6 del mattino, ci attrezziamo per poter raggiungere il Rennbahn Hoppegarten location scelta quest’anno per la terza edizione del festival. L’ippodromo è situato appena fuori Berlino, in linea d’area all’estremo est della città e per poterlo raggiungere dal centro con i mezzi abbiamo impiegato una quarantina di minuti.


Day 1

Una volta arrivati all’entrata dell’ippodromo e aver passato i rituali controlli di sicurezza (e in questo i tedeschi tirano fuori tutta la loro precisione e meticolosità) iniziamo ad orientarci per capire come meglio muoverci all’interno del festival. Anche qui, come allo Sziget di Budapest, i colori la fanno da padrone, illuminando un po’ la giornata grigia che sembra proprio non voler cambiare. Individuiamo subito i palchi, quattro in tutto: due main stage dove suoneranno gli headliner del festival, il Perry’s stage e l’Alternative stage. Ad animare la vita all’interno del festival ci sono alcune aree adibite per ogni genere di attività; tra le più belle e interattive il Kidzapalooza, uno spazio dedicato interamente ai più piccoli immersi in un piccolo mondo costruito solo per loro tra giochi e laboratori, il Fashionpalooza un laboratorio di moda dove poter partecipare attivamente in prima persona e infine lo spazio dedicato all’arte Art At The Park. In lontananza a fare da cornice c’era anche la ruota panoramica.

Sul fronte culinario c’è l’imbarazzo della scelta: l’intera area pullula ovunque di stand che offrono ogni genere di piatto, dall’ only vegan, al vegetariano, al cinese, passando per l’italiano fino al classico wurstel und kartoffeln tedesco, e poi birra. Birra ovunque.

Lollapalooza – foto di Matias Altbach

Tra i nomi che spiccano (e che ci annotiamo) in questa prima giornata ci sono: The Vaccines e Two Door Cinema Club che abbiamo già ampiamente apprezzato nelle giornate dello Sziget Festval, Michael Kiwanuka che incanta sull’Alternative Stage, George Ezra anche lui reduce dal festival ungherese ed infine i Mumford and Sons ultimi ad esibirsi sul Main stage 1. Marcus e i suoi ci hanno regalato vecchie pietre miliari del loro repertorio musicale, facendoci cantare e saltare con il loro inconfondibile folk sound. Sul palco assieme a loro è salito anche Baaba Mal, artista sudafricano con cui la band ha collaborato per l’EP uscito nel 2016 dal titolo Johannesburg, frutto di un viaggio della band nel continente africano, che ci ha portato su delle sonorità che nessuno di noi si aspettava.

Mumford and Sons – foto di Matias Altbach

All’interno del Lollapalooza, per chi se lo fosse chiesto, non è possibile pernottare; i cancelli si aprono e si chiudono con l’inizio e la fine dei concerti in scaletta, e questo significa una cosa sola: uscire di lì è un po’ come trovarsi in Apocalypse Now di Francis Ford Coppola. Ma anche in questo caso onore all’organizzazione tedesca, che ha cercato di far defluire nella maniera migliore 90mila persone verso le navette che ci avrebbero riportato verso il centro di Berlino.

Arrivati sani e salvi in albergo, gaudio generale!

Day 2

Secondo e (già) ultimo giorno. Ad accoglierci c’è incredibilmente una stupenda giornata di sole e dopo un pasto veloce (con birra sempre annessa) e un salto nel Press Area dove incontriamo anche vecchie conoscenze dello Sziget iniziamo ad organizzarci per questa giornata finale del festival. Ad attirare la nostra attenzione sono indubbiamente  i Metronomy seguiti subito dopo nel tardo pomeriggio dai London Grammar protagonisti indiscussi dell’Alternative Stage. E’ proprio la giornata dei concerti combo, perché dopo questa prima doppietta ci aspettano in prima serata sul Main stage 1 i Foo Fighters e poco dopo sul Main stage 2 The XX.

London Grammar – foto di Matias Altbach

La band capitanata da Dave Grohl non ha bisogno di tante presentazioni né tanto meno descrizioni, la loro fama precede il loro nome. Animali da palcoscenico, adrenalina pura e corde vocali sotto sforzo al grido di “I HAVE ANOTHER CONFESSION TO MAKE, I’M YOUR FOOL!”. Dave partecipa attivamente al concerto, ci canta delle canzoni inedite, parla con il pubblico, raccontando aneddoti e facendoci sentire parte di una cosa davvero grande (perché sì eravamo veramente tanti). Se fossimo a scuola e dovessimo dargli un voto, non ci sarebbe 10+, cum laude o 30 e lode che basterebbe.

Foo Fighters – foto di Matias Altbach

Non facciamo in tempo a dare un ultimo sguardo al Main Stage 1 che inizia la classica staffetta da festival per raggiungere in tempo il concerto che più di tutti attendevamo. Saltando tra un collassato e l’altro eccoci, sotto il Main Stage 2, a pochi passi dal palco: Jamie, Romy e Oliver tocca a voi.

Ed è proprio qui che vorrei spendere un paio di parole in più. Personalmente ascolto The XX dal loro primissimo album, di loro ho sempre apprezzato il modo in cui, attraverso la loro musica, siano sempre riusciti ad essere quasi un tranquillante quotidiano, di quelle tracce che metti a tutto volume in cuffia, la sera prima di andare a dormire . Era la prima volta che li vedevo dal vivo, e mai mi sarei aspettata di vivere le emozioni provate in quasi due ore di concerto. Da xx del 2009, passando per il 2012 con Coexist  fino al più recente I See you, alcune remixate in chiave techno altre spinte al massimo grazie all’enorme bravura musicale di ognuno di loro. E fin qui direte tutto bene, niente da eccepire. Quello che però ha reso incredibilmente bello questo concerto è stato proprio il loro modo di rapportarsi a noi, una folla immensa di persone provenienti da tutto il mondo; è stato il loro modo infinitamente grato di renderci partecipi delle loro personali emozioni. Oliver, forse il più emozionato dei tre, è stato il primo a prendere la parola, ma ci è riuscito veramente per pochi minuti, concludendo con un simbolico “maybe is better if we play some music now”.

The XX – foto di Matias Altbach

Romy ,oltre ad avere suonato un suo personalissimo brano, ci ha ringraziato almeno 7 volte durante tutto l’intero concerto, ed è rimasta senza nemmeno una parola dopo che, al termine di una canzone, si è levato un applauso che sembrava proprio non voler finire. Comprendo che tutto questo possa risultare smielato e quasi un vano e romantico tentativo di idolatria, ma credetemi non è quello l’intento. Credo solo sia la cosa più bella, per chi ha passione per la musica, trovarsi davanti ad una band e vivere una sensazione spontaneamente biunivoca, un dare e ricevere continuo, a partire dall’artista che con umiltà e umanità ringrazia il proprio pubblico, e a sua volta un pubblico che vuole in tutti i modi ringraziare l’artista per la musica che gli è stata “regalata”. Non ci hanno fatto mancare niente: da VCR, Crystalized, Shelter, Fiction, Say Something Loving, A Violent Noise e persino Loud Places, direttamente dall’album In Colour di Jamie, cantato dietro una scenografia completamente arcobaleno.

The XX – foto di Matias Altbach

Quello del Lollapalooza è stato l’ultima data europea della band che è stata impegnata tutto l’anno in giro per il mondo, ed è forse per questo che ci hanno voluto salutare con tutta questa grande carica emotiva. E quindi niente, volevamo ringraziarvi anche noi ragazzi, per averci fatto piangere e ballare allo stesso tempo. Ci avete fatto concludere alla grande. Ed è stato proprio bello.

Danke Lollapalooza. It was a blast.