Se negli ultimi 5 anni avete fatto di tutto per restare fedeli a quello che rimaneva del cotanto famoso indie, questo disco fa per voi. Arrivati al secondo album, gli Young The Giant decidono di prendere il meglio (o il peggio, dipende dai punti di vista) di tutto quel filone post-indie degli ultimi anni e di farne un lavoro (poco impegnativo) di taglia-incolla: Foster The People, The Maccabees, Passion Pit, Foals, GrouploveNoah and the WhaleBombay Bicycle ClubPeace e tutti gli altri stronzi che popolano l’ambiente.

In studio troviamo un certo Justin Meldal-Johnsen, già produttore di Hurry Up, We’re Dreaming degli M83 ed è proprio questa l’aria che si respira nei 47 secondi di Slow Dive: arpeggio glitch in crescendo e pad-synth epici pronti ad esplodere. Esplosione che avviene, ma siamo lontani anni luce dagli M83 o comunque da qualcosa di figo. Anagram (di cui ritroveremo un re-make, più avanti, dal titolo Day Dreamer) è un mix tra The Kooks e gli Editors di The Weight of Your Love, il che è tutto dire.

Crystallized e Mind Over Matter, tracce simili tra loro, sono il fulcro di tutto (nonché singoli rilasciati prima dell’uscita del disco) in cui le melodie, un po’ banali, e i potenti ritornelli ti entrano in testa e ti fanno fischiettare tutto il giorno. La seconda metà dell’album è composta prevalentemente da quei sopracitati taglia-incolla: Eros è My Number dei Foals, Teachers è Pelican dei The Maccabees, Waves viaggia su linee di chitarra/basso e ritmi a là Two Door Cinema Club, Paralysis in chiusura invece sembra parte di In Love dei Peace.

Nessuna novità e nessuno spunto decente per il futuro (della musica e della band stessa); tutto suona come ‘già sentito‘, ma l’ascolto risulta a tratti piacevole e riesce comunque a farsi apprezzare da un orecchio poco preparato e un po’ nostalgico. #revivalindi4plebs

Tracce consigliate: Crystallized