Che bello svegliarsi una mattina e trovare un album del genere da ascoltare nel breve tratto Pavia-Milano in treno. Si fa in tempo ad ascoltarlo tutto e c’è persino il tempo di riascoltare quei 2-3 che più ti hanno emozionato. Sì, perché nei 22 minuti di Deep Fantasy non c’è solo la possibilitá di un banale pogo con qualche stronzo che tiene i gomiti alti, ma c’è soprattutto il dovere di emozionarsi ed esplodere dentro in un vortice di potenza e melodia da cui si fa fatica a staccarsi. I canadesi White Lung giungono al terzo album grazie ad un contratto firmato con l’etichetta meno quotata per quando riguarda il punk e tutti i suoi sottogeneri: la britannica Domino Records.

É parecchio difficile, se non impossibile, parlare di hardcore e post-punk nel 2014 senza fare riferimento e/o paragoni con quella bomba di Say Yes To Love dei Perfect Pussy, ancora di più se le due band hanno in comune una voce femminile. I due dischi posano sulla stessa medaglia, ma da lati opposti: se da una parte i Perfect Pussy viaggiano su una fidelity molto più che low, variando tra anthem da pogo, ballate e noise di ogni tipo, dall’altra i White Lung prendono la scopa e, dopo aver pulito tutti i suoni, vanno dritti per la loro strada con 22 minuti di hardcore melodico in drop D, senza cambi di direzione (nonostante le leggere sfumature emo qua e là) e senza possibilità di riprendere fiato.

È un album che per assurdo ti lascia un retrogusto pop, perché è talmente melodico e ben fatto che, superati i pregiudizi per il genere, potrebbe piacere persino a chi col punk è arrivato fino ad American Idiot. Prendete In Your Home… ma stiamo scherzando? Bisogna essere dei coglioni per non innamorarsene al primo ascolto. Voi siete coglioni? Fate un test qua. E Down It Goes PERCHÉ CAZZO DURA SOLO DUE MINUTI E VENTITRÉ SECONDI PERCHÉÉÉÉÉ??? Questo pezzo vale tutto l’album e forse qualcosa di più, fidatevi. Ma poi la voce di Mish Way come fa a non farvi venire il cazzo duro, me lo dite? Quanto cazzo ricorda di Courtney Love?

Merda, sono arrivato a Milano: è finito il viaggio, ma non il tempo per ascoltare questo album. Perché quel tempo tende a più infinito.

Tracce consigliate: In Your Home, Down It Goes, Face Down.