Che le strade di Cloud Nothings e Wavves fossero adiacenti era certo; dall’amicizia alla collaborazione, poi, il passo era breve, e quasi annunciato. Nathan Williams e Dylan Baldi sono tra i fautori del risveglio (pop) punk / lo-fi degli anni ’10 – e non si parla di due band-fotocopia, ma di due frontman che possono quasi essere considerati due facce complementari della stessa medaglia. Il primo californiano, estroverso, sfacciatamente social, il secondo riservato e sfuggente, nativo del più grigio Ohio.

E se una collaborazione già di suo più che promettente riesce a vincere è proprio nel mix di influenze che le due figure riescono a portare in No Life for Me, in cui freschezza surf-rock e noise più cupo si uniscono in un sound che prende la componente più pop ed estiva dai Wavves e le profondità più nichiliste dai Cloud Nothings. Il prodotto è così lo-fi quanto accattivante: 21 minuti, 9 brani; così estivi quanto liricamente pessimistici, tanto pop e tante schitarrate.

No Life for Me si apre con un breve intro (Untitled I) che sembra quasi un outro, ma la vera inaugurazione è How It’s Gonna Go, in cui si rivela da subito il segreto di riuscita della coppia: Williams alla strofa, ché lui ha la voce più graffiante, Baldi al ritornello, ché lui è quello con la voce nasale, più pop punk. Quel che sorprende, però, è che in questo modo distinguere una strofa da un ritornello non è poi così facile, e per due motivi: il primo è che se il ritornello si fa più pop punk è la strofa a farsi più aggressiva e a picchiare duro strumentalmente – come succede con Such a Drag – col risultato che entrambi ti restano in testa dal primo ascolto, anche se per vie diverse; lo stesso succede con l’eponima No Life for Me, che rivela il secondo motivo: ermetismo e ripetizione. Un ritornello che reitera lo stesso verso (“my energy is / my long to be here”) è una strategia canonicamente pop per creare un tormentone, ma la furbizia del duo sta nell’infilarci una buona dose di distorsioni, nichilismo estremo e chissà cos’altro per strizzare l’occhio a entrambi i fronti.

Al di là di pezzoni quali la title-track e Come Down e le due Untitled riempitive, la presenza dei due non è bilanciata o uniforme in tutti i pezzi, e questo è un bene: Williams emerge nel noise rock più diretto di Hard to Find e Such a Drag, mentre la coda di How It’s Gonna Go, l’incipit di Nervous e soprattutto il pezzo finale Nothing Hurts sono di deciso stampo Baldiano. È un bene perché qualche cambio di direzione qua e là riesce a regalare maggiore dinamismo a un disco che, già dalle premesse, non rischia davvero di annoiare.

No Life for Me è stato scritto e prodotto così velocemente da essere di un lo-fi quasi esagerato e sicuramente ostentato – ma si sa, quella era l’intenzione. No Life for Me probabilmente non è neanche un disco che passerà alla storia. No Life for Me è semplicemente un bel disco, perché riesce ad essere tutto quello che si era prefisso: un disco pop senza rispondere ai canoni tipici del pop, e una collaborazione che tira fuori solo i pregi delle menti che la compongono. Davvero vi pentireste di averlo ascoltato?

Tracce consigliate: No Life for Me, How It’s Gonna Go