UEIWSEtichetta: Mom&Pop
Anno: 2013

Simile a:
Jay Reatard – Blood Visions
Sex Pistols – Never Mind The Bollocks, Here’s The Sex Pistols
Weezer – The Blue Album

Ogni volta che il nuovo disco di una band viene indicato come il possibile “album della maturità”, un brivido mi percorre la schiena. Spesso si usa questa etichetta per intendere una certa velleità sperimentale, un abbassamento dei ritmi, una perduta capacità di essere diretti e allo stesso tempo significativi. Un’evidente stanchezza, insomma. Forse questo sottintende un modo di vedere la maturità anche nella vita reale: un’autoimposizione di rigore e serietà, a contrastare il venir meno della propria energia. Per fortuna, per Nathan Williams non è così.

Giunti al quarto album (più svariati EP), è vero che le cose non possono più essere esattamente quelle dei tempi del debutto: ma invece di avvitarsi in improbabili giri di vite o di “cercare nuove strade”, musicalmente i Wavves continuano a fare quello che hanno già dimostrato di saper fare benissimo, cioè un buon album punk-rock. Certo, qui il DIY rimane forse nello spirito, meno nella produzione. Se confrontato col debutto, Afraid of Heights è molto più patinato, il lo-fi è un ricordo che ogni tanto tenta di affiorare (Mystic), l’effetto è quello di un salto da una fanzine ciclostilata a Vice: questo però non toglie alle canzoni (Sail To The Sun, Gimme a Knife, così come molte altre) il tipico tiro che i Wavves hanno sempre avuto.

Se a livello di musica Nathan ha deciso di non compiere stravolgimenti, c’è però un aspetto in cui si nota non una rivoluzione, ma di sicuro un’evoluzione, ovvero i testi.

I Wavves agli occhi di tutti sono sempre stati degli adorabili cazzoni, un pizzico di nichilismo (No Hope Kids era un manifesto), una spolverata d’erba e tutti pronti a fare i re della spiaggia. In quest’ultimo lavoro quello che rimane di questi 3 elementi è proprio il nichilismo, virato più verso la disperazione che verso la rabbia o l’apatia (com’era nel caso di I’m So Bored): in Afraid of The Heights, viene ad esempio ripetuto come una litania “There’s nothing to prove, nothing to do, there’s nowhere to go, nothing to lose”, in Demon To Lean On i temi diventano anche più pesanti, con versi come “The truth is that it hurts, and what’s it really worth? No hope and no future, holding a gun to my head, so send me an angel, or bury me deep where you stand, with demons to lean on”. La leggerezza è scomparsa del tutto dai loro testi, e anche il cazzonismo è qui visto come reazione all’impossibilità di trovare altri significati intorno a sé: “I loved you Jesus, you raped the world, i feel defeated, let’s all go surf”, viene urlato in Gimme a Knife.

Insomma, i Wavves sono indiscutibilmente cresciuti, com’è inevitabile, ma nel farlo non hanno perso né la loro energia, né la loro strada: quello che è si è rafforzato è forse il loro approccio, sempre più cinico e più nichilista. Un approccio totalmente punk per quella che potrebbe essere l’unica reazione punk possibile oggi: no hope, no future, let’s go surf.

Reccomended Track: Demon To Lean On