Nelle foto promozionali i Vessels non è che si impegnino troppo a nascondere le loro fonti di ispirazione (qualcuno ha detto Slint?). Il quintetto di Leeds “vanta” un passato nel sottobosco che sta a cavallo tra il post-rock più canonico e l’indie-rock scozzese, quello grezzo coi chitarroni. Buoni trascorsi insomma, anzi, molto buoni data la caratura del precedente Helioscope, ma nessuna vera fiammata che abbia fatto urlare di gioia. Ma, date le già citate fonti di ispirazione, che ci fanno lì quei “simile a”?

Succede che nel 2013 il quintetto di Leeds rilascia Elliptic, un EP costruito attorno ai 9 minuti dell’omonima traccia, palesemente elettronica, sì nella costruzione, ma ancor più nella realizzazione. Caso isolato allora (le altre tracce dell’EP erano ancora legate alle chitarre e al passato recente della band), certezza oggi.

È così che arriviamo a questo Dilate: ogni pezzo è costruito sulle tanto care impalcature post-rock degli esordi, ma la concretizzazione delle idee viaggia su binari solo ed esclusivamente elettronici. Date le premesse, il rischio di cadere in tamarrate à la 65daysofstatic è molto alto, ma per fortuna evitato con maestria (forse solo lievemente sfiorate nel beat in rincorsa di Echo In). Il risultato è un’elettronica umana, calda, che si lascia apprezzare in cuffia ma che allo stesso tempo non esita ad aprire le porte di ogni club. Attica è l’esempio lampante di come il passato e il presente possano coesistere idilliacamente: arpeggiatori analogici che incontrano chitarre, casse dritte che si sovrappongono a batterie fino a creare un crescendo epico. E se Vertical si rifà alle dancefloor scure tanto in voga in questi anni (Jon Hopkins, Recondite), As You Are presenta un cantato e dei vocal più leggeri e ariosi, per un risultato che definire pop non è sacrilego. On Monos inizia con un ambient fosco e beat infarciti di glitch (non possono non tornare alla mente i compianti Telefon Tel Aviv) che purtroppo però vanno evolvendosi in un climax un po’ stucchevole: cantato disperso nel riverbero e suoni poco personali, si sente un po’ puzza di “preimpostato”.
Per fortuna la doppietta conclusiva Glass Lake / On Your Own Ten Toes riporta il disco sulla retta via, quella dei bassi scuri illuminati solo da qualche chitarra fugace e da qualche vocal, meglio se in reverse, e delle esplosioni dal sapore post-rock che volano su nel cielo, con quei suoni paradisiaci che i primi Fuck Buttons ci hanno fatto tanto amare.

Dopo anni di militanza tra i tanti, vuoi vedere che i Vessels si ritaglieranno un posto tra i più grandicelli grazie ad una svolta (più o meno) inaspettata? Se è vero che i rimandi e le citazioni in Dilate sono tanti, è anche vero che il collante, il timbro personale del gruppo, emerge in tutto il disco.
Un ascolto eterogeneo, sì, ma mai banale, anzi.

Tracce consigliate: Attica, On Your Own Ten Toes.