Ero partito con l’idea: “12 minuti d’album, 12 minuti per scrivere la recensione”, già qui ho sforato di brutto ed ho rinunciato. Poi ho pensato di scrivere la recensione mentre ascoltavo il disco (come faccio la maggior parte delle volte), ma le canzoni sono molto brevi e non si sono lasciate ascoltare. Quindi? Mi sono rilassato sul letto e l’ho riascoltato almeno una decina di volte (bugiardo, almeno il doppio). Sì, perché questo Dissed and Dismissed entra nelle ossa e non ti lascia il tempo di compiacertene. L’errore sarebbe riascoltare lo stesso pezzo ossessivamente, quando invece si dovrebbe riascoltare tutti i 12 minuti come un unico pezzo frammentato da pause.

Come precedentemente riportato, è pressoché inutile parlare delle singole tracce. Tony Molina (il nostro Hype N°157) strappa il superfluo e mantiene l’anima. I Weezer sono onnipresenti in questo lavoro; non quelli degli ultimi scadenti lavori, io parlo dei primi 2 dischi dei Weezer, di un incredibile sensibilità emo. In mezzo ad essi, Rivers Cuomo ha lasciato il suo cuore nell’album incompiuto Songs From the Black Hole. I pezzi registrati sono poco più lunghi di un minuto, insomma, delle demo. Ed è qui che continua il percorso di Molina.

L’altro punto di riferimento di questo ragazzo californiano sono i Guided by Voices (nell’album è presente una cover di Wondering Boy Poet), per l’approccio lo-fi e perchè Robert Pollard, nei bei tempi, era il re nel creare canzoni magiche in meno di due giri d’orologio. In quasi tutte le tracce Molina si getta in assoli, presi pari pari da Cuomo, che lui stesso prendeva in prestito dalle band hard rock degli anni ’70. Nelle varie tracce si sentono gli echi di Teenage Fanclub (i primissimi) e di conseguenza dei Replacements.

Il disco ha un’unica discutibile pecca, la brevità, appunto. Visto considerato che è a tutti gli effetti un album e non un EP, devo per forza prendere in considerazione questa cosa. L’album è una bomba, ma 12 minuti sono eccessivamente pochi. Già 25-30 minuti sarebbero stati un buon biglietto da visita. Forse non considero il gesto di sfida, l’anti-commercialità del prodotto e quindi l’evasione dal mondo mindie (mainstream-indie), che c’ha affogato in una parvenza di alternatività che realmente non esiste, se non nelle etichette che si trovano solo navigando nel deep web. Probabilmente non considero tutto ciò ed è per questo che anche soli 12 minuti possono bastare, ci sarà sempre il tempo per farli diventare 34, 51, 68, …

Tracce consigliate: Don’t Come Back, Change My Ways.