Ignorance, quinto album di Tamara Lindeman e i suoi Weather Station, è un disco che suona nel modo giusto al momento giusto. Abbiamo alle spalle un decennio fatto di tanto rumore, che talvolta è stato assordante, insopportabile, proveniente dalle tribune politiche, dalle piazze e dai media di tutto il mondo. Ora invece sembra che il frastuono si sia affievolito: si accolgono con piacere meno grugniti nelle residenze del potere; con grande malinconia invece si ascolta, da un anno a questa parte, il silenzio che spesso ha reso spettrali i nostri luoghi, le nostre strade, le strade di tutto il mondo.

In libreria, da pochi giorni, si può trovare un romanzo dalla copertina nera, illuminata solo dalla luce di uno smartphone. Si intitola, per l’appunto, Il silenzio e il suo autore è Don DeLillo. I libri di DeLillo sono puntualmente una radiografia di un’epoca, fin dai loro simbolici titoli: Rumore bianco edito nel 1985, allegoria dell’ansia patogena che aveva caratterizzato gli animi umani nel corso di tutta la Guerra fredda; Underworld (1997), l’enorme racconto di un millennio infingardo giunto al termine, che non ha saputo fare i conti col futuro, e che ha lasciato i propri debiti irrisolti, solamente occultati sotto un coperchio ormai già rimosso. E ora, per l’appunto, dopo tanto rumore, Il silenzio.
Dopo il frastuono della combustione, il silenzio della cenere.

Spunta fuori dalle ceneri di questo momento, Ignorance. Le dieci canzoni dell’album sono soavi, cantate da una voce gentile: si ascoltano ad occhi chiusi e cuore aperto. Trasportano l’ascoltatore verso un senso di pace interiore – un effetto simile a quello che genera, per esempio, la voce di Florence Welch.

Il nuovo progetto della cantautrice canadese stavolta, ancora più che in passato, è forte di una certezza: i Weather Station possono ormai considerarsi una band a tutti gli effetti, con componenti fissi, e Lindeman la leader di essa. Il suono del disco ha infatti una identità ferma e coerente, che si mantiene omogenea dal primo secondo della registrazione fino all’ultimo. Già in Robber, prima traccia, i Weather Station mettono in gioco tutte le carte vincenti del disco: una ouverture elegante, che ruota attorno alla batteria che investe e trasporta con sé immediatamente l’ascoltatore; e poi le chitarre, i synth, il piano, ma soprattutto gli strumenti a fiato, una cifra grass che di tanto in tanto arricchisce l’andatura dell’album, la devia, dà degli impulsi alternativi alla melodia, impulsi che ricordano la musica di Fiona Apple, ma con una differenza sostanziale: se i componimenti di Fiona Apple sono sincopatici, fatti per lo più da un ritmo stop & go costante, qui in Ignorance invece la melodia è ariosa, piana e distesa, come possono esserlo gli ultimi lavori dei Big Thief e Adrianne Lenker.

La scrittura di Lindeman raggiunge vette molto alte di equilibrio formale e riflessivo. Attraverso versi leggiadri, pienamente coerenti col suono che li accompagna, l’artista canadese ha modo di riflettere su diversi argomenti, universali, che variano dalla bellezza del mondo e sui rischi che questa integrità sta correndo (Atlantic, Parking Lot, Wear) a diversi aspetti dell’animo e dei rapporti umani (Tried To Tell You, Loss, Separated, Trust, Heart, Subdivisions). Ignorance riemerge dal silenzio del momento e lo fa dunque così, occupandosi del mondo e delle persone, riportando insomma la chiesa al centro del villaggio.

Ci sono i podcast e c’è ClubHouse: c’è nell’aria il bisogno di riascoltare voci, solo voci; voci confortanti con cui viaggiare ad occhi chiusi. E la voce di Tamara Lindeman è una di quelle che soddisfa pienamente questo desiderio. Ignorance dei Weather Station è un ottimo esempio di come tornare a gestire il rumore, dopo tanto, gelido silenzio.

Tracce consigliate: Robber, Parking Lot, Loss, Subdivisions