Ciao Fiona,

Che weekend della madonna devi aver passato, eh? Il nuovo disco piace a tutti, fan e critica ti acclamano e la parola “capolavoro” è passata di bocca in bocca, da una recensione all’altra, come non vedevo succedere da un po’, soprattutto per un lavoro come questo Fetch The Bolt Cutters.

Sì perché vedi, Fiona, diciamocelo: il tuo disco è un casino. Rumori sparsi dappertutto, cani che abbaiano, piatti che sbattono, cambi di ritmo fuori tempo e chi più ne ha più ne metta. Dall’inizio alla fine Fetch The Bolt Cutters rischia di essere un viaggio disorientante, a tratti quasi fastidioso. Ma per qualche ragione l’insieme risulta di gran lunga migliore della somma delle sue parti, e tutte queste sbavature diventano presto imprescindibili, componenti indispensabili per il discorso che stai portando avanti.
Il caos che presenti è quello della tua casa, e in casa si sa che gli imprevisti succedono: le porte sbattono, i cani rompono le palle, le stanze suonano diverse e tu, catturando questi dettagli, sei riuscita a dipingere te stessa nei tuoi luoghi, nei tuoi spazi, nel tuo mondo.

E qual è la storia di questo mondo, Fiona?

Il tuo album parla di amore, invidia, desiderio, rabbia, passione. In due parole, ci parli di cosa significhi essere te, Fiona, di cosa voglia dire essere umani. E non sono qui a dirti che questo è qualcosa di inedito e mai visto prima, sarebbe una bugia, ma quello che stupisce è la schiettezza con cui ci racconti di te e, in un certo senso, di tutti noi. Non sono solo la tua voce e il missaggio ad essere graffianti, ma l’ascolto di questo tuo album è qualcosa di intimo e urgente, una confessione e insieme un manifesto, una telefonata nel cuore della notte, una dichiarazione d’amore e d’intenti. Ed è per questo che ho deciso di scrivere del tuo disco parlando con te, Fiona, perché tu hai fatto lo stesso con tutti noi.

Fetch The Bolt Cutters si apre con un pezzo che potrebbe benissimo esserne la chiusura, I Want You To Love Me, una ballata al piano in cui ci parli del tuo desiderio di essere amata, e da lì proseguiamo con una serie di pezzi nei quali la resistenza e il desiderio di liberazione sono al centro del discorso (la title track, ma anche Under The Table e la fantastica Relay). Passata Ladies, e con essa la metà del disco, i toni si distendono leggermente e i temi tornano ad essere dolci, ma non per questo soffici: Heavy Balloon è forse l’highlight dell’album, ruvida e graffiante al tempo stesso, ma una menzione d’onore va fatta anche alla “breve ma intensa” For Her, dove armonie e suoni di fondo giocano a rincorrersi in modo irresistibile.

Potrei continuare a farti complimenti per ore, Fiona, ma non penso tu abbia bisogno di un’altra recensione che tesse le tue lodi. Non dopo quel 10 su Pitchfork, che secondo me addosso a questo lavoro stona come il blu sul marrone. Non fraintendermi, Fetch The Bolt Cutters è sicuramente un lavoro freschissimo e altrettanto interessante, una vera e propria masterclass nel genere cantautoriale, ma ogni volta che l’ho visto descrivere come un disco “perfetto” non ho potuto fare a meno di storcere il naso, almeno un po’. Non tanto perché, ammettiamolo, in questo nuovo album suoni come otto anni fa, migliorando la tua formula senza portare niente di davvero nuovo alle orecchie dei tuoi ascoltatori, ma più che altro perché quello che proponi è imperfetto in partenza. E va bene così.

Fetch The Bolt Cutters è uno degli album più umani usciti negli ultimi tempi, ed è proprio nelle sue imperfezioni che sta la sua bellezza. È un peccato privare un lavoro di questo tipo dei suoi difetti, di ciò che lo fa davvero brillare, relegandolo a un olimpo dei “dischi da 10” in cui nessun disco dovrebbe mai entrare, meno di tutti questo. Chi ha aperto questa recensione per vedere quanto ti abbiamo dato resterà deluso, ma poco importa. Se proprio gli interessa, diciamo che è un disco da 9, ma fai anche 8.1 o 14.3, dipende da come lo vogliono guardare. Tanto hanno comunque ragione loro, no?

In ogni caso, mi sembrava più consono chiacchierare di un lavoro come questo con te, chiederti di tutte le cose che ti hanno ferita, ammaliata, estasiata, indignata, tutto ciò che ti ha portato a comporre questo fantastico nuovo lavoro a cui non si può non voler bene.

Mi piacerebbe che di questo disco si parlasse tanto, e per più tempo possibile. Non solo per il successo incredibile che sta riscuotendo, non solo perché, diciamocelo, questo successo te lo meriti tutto, ma anche perché con questo Fetch The Bolt Cutters hai ingrandito la nicchia come l’hai già ingrandita in passato, ispirando cantautrici come Julia Holter, Mitski, Phoebe Bridgers, Julien Baker, Lucy Dacus e Elena Tonra. Questa nicchia oggi suona come casa tua Fiona, ed è per questo che mi sento di dire che il tuo disco un po’ un capolavoro lo è, alla fine.

Ci sentiamo alla prossima, sperando non passino altri otto anni.

Stammi bene.

Tracce consigliate: Heavy Balloons, Relay, Cosmonauts