Synth-folk. Synth. E folk. Ritenetevi avvisati: inoltrandovi nell’ascolto di Fears Trending entrerete in un loop di ossimori che forse la definizione del genere è quella che riesce a catturare al meglio.

A pochi mesi dall’uscita di Strange Friend, il sestetto scozzese pubblica un album di ritagli, di registrazioni ‘scartate,’ o forse no: Fears Trending, che del suo predecessore è l’anagramma, era probabilmente stato già ideato come disco gemello di questo, un “gemello malvagio” a detta dello stesso chitarrista Duncan Marquiss; un fratello più giovane ma anche più oscuro, più stratificato, più viscerale e, proprio per questi motivi, più meritevole.
Perché ossimoro, quindi? Perché i Phantom Band sono scozzesi, ma non lo sembrano: la melanconia di lunghi viaggi in treno e di paesaggi spogli ed innevati dei Twilight Sad dell’ultimo album qui si realizza, invece, con atmosfere da Route 66 e una fotografia dai colori caldi e accecanti. In effetti, l’atmosfera creata è quasi quella di un film di Sergio Leone – e la voce calda di Rick Anthony si presta volentieri a questa associazione – ma in una versione fantascientifica, perché sono i synth a rendere il tutto trasversale, impossibile da etichettare.

Chiunque non si sia fatto scoraggiare dalla definizione di apertura di questa recensione non storcerà il naso all’apertura del disco stesso: Tender Castle, che ospita Alasdair Roberts alla voce, è uno scontro di strati e colori che si lasciano scoprire gradualmente, ascolto dopo ascolto. Il lato lirico di Fears Trending è una costruzione di metafore, similitudini e continui riferimenti agli elementi della natura, che fa da compagna in un viaggio altrimenti solitario. L’oceano ricorre in Denise Hopper (“like a stowaway on the ocean / like a lonely stowaway”) ma soprattutto in The Kingfisher, che contiene un possibile riferimento al capitano Achab e all’ossessione per qualcosa che forse altro non è che il fantasma dell’ossessione stessa (“he was never born / he was always here / long time gone”): un brano che si trascina per sette minuti e mezzo – forse anche troppi – e si chiude col suono stesso delle onde.
Dark Tape, traccia centrale dell’album, è un altro grande gioco degli opposti: assieme a Local Zero (ma qualitativamente migliore) è il lato più orecchiabile del disco, ma al contempo più oscuro, un pezzo costruito attorno ad una sola nota di fondo.
La capacità dei Phantom Band di mischiare generi antitetici con disinvoltura ed eleganza è prova della loro maturità artistica da sperimentatori: una maturità e una fiducia in sé stessi che risuonano nel brano di chiusura, Olden Golden, una ballata country/sci-fi perfetta per chiudere una puntata di True Detective.

Fears Trending è un disco estremamente colorato, dalle mille sfumature di genere e intensità, ma è al contempo un disco sfuggente, difficile, dalle tematiche oscure e dal carattere scontroso: ed è proprio questo inusuale matrimonio degli opposti a renderlo un prodotto estremamente affascinante. Cosa ci insegna Fears Trending? Che ci vuole coraggio per fare un disco synth-folk, e che devi avere talento per convincere gli ascoltatori che non sia stata una pessima idea.

Tracce consigliate: Denise Hopper, Tender Castle.