2015-03-23-1427072386-8117567-holy8Etichetta: Sacred Bones
Anno: 2015

Simile a:
Pink Floyd – The Eternal River
Modern Vices – Modern Vices

Sunbeam Sound Machine  – Wonderer 

Ed ecco che ai nostri occhi si apre un giardino incantato protetto da siepi che al posto di foglie verdi hanno migliaia di minuscole lampadine, la cui fredda luce bianca rimane sospesa in una nebbia delicata. All’interno di questo magico rifugio troviamo dei salici piangenti dai rami coperti di lunghissimi led che si tuffano in un laghetto dall’acqua dalle sfumature opalescenti nel quale si specchia la luna coperta di vesti dorate e tutto intorno narcisi dai petali metallici.
Queste sono solo alcune delle immagini floreali che l’ultimo album degli Holydrug Couple riesce a creare sin dalle prime note.
Il duo di giovani cileni non è certo nuovo a queste immagini oniriche e surreali ed aveva rapidamente ottenuto l’attenzione dell’eclettica etichetta di Brooklyn: Sacred Bones. Ciò che è certo è che Moonlust ha aggiunto un vibe più magicamente elettronico alle tessiture psichedeliche ed acid-pop precedenti.
La prima traccia è Atlantic Postcard ed ha la consistenza dell’aria: un delicatissimo inizio che con le sue tastiere, synth e drum-machine, riempie lo spazio che ti circonda acquerellandolo con note che sembrano portare con sé colori impalpabili, creando l’atmosfera ideale per l’ascolto dell’album, e ricordando in qualche modo i francesi Air.
French Movie Night è allo stesso tempo un tuffo nel passato (con quelle sonorità che portano con sé reminiscenze dei The Brian Jonestown Massacre) ed un viaggio in posti lontani: indipendentemente da dove ci si trova all’ascolto, questa traccia sa di lunghi tragitti, sequenze a tinte calde che scorrono lente accompagnate dalla presenza costante del basso, accese dalle tastiere e movimentate da chitarre dal suono vagamente acquatico, il tutto ravvivato da un assolo che iniziando a metà pezzo prende le sembianze di un degno accompagnatore in quest’avventura.
In Concorde ancora una volta le tastiere si confermano come le vere regine dell’album: suoni ariosi ed estremamente lunghi si mescolano a echi di chitarre à la Slowdive. C’è melanconia in Generique Noir: sembra volerci ricordare che stiamo arrivando verso la fine del nostro viaggio/le ultime tracce, e come in tutto l’album sembra esserci qualcosa di quel pop francese anni ’70.
Remember Well, una delle poche tracce cantate è forse la più completa e più riuscita: gli equilibri tra gli strumenti sono saldi, e nessun suono prevarica sull’altro, ed allo stesso modo riescono a mantenere quell’impressione di sospensione.

Creatore di atmosfere infinite, Moonlust non punta all’esplosione, anzi, rallenta senza che se ne diventi consapevoli, come se ad ogni traccia i ritmi diventassero più rarefatti, lasciando l’ascoltatore a galleggiare in un mare sempre più denso, con la testa piena d’immagini sfocate ed imprecise. È un album che nella mancanza di sostanza trova il suo pregio e difetto: quell’impressione che le immagini sfocate che si creano nella mente siano tali proprio perché spesso le tracce stesse mancano di definizione, ed allo stesso tempo è un album leggero e fluttuante che fa percepire ogni pensiero negativo a riguardo come non necessario, facendo prevalere l’idea che sia meglio rilassarsi e godersi questo sogno distratto e derivativo.

Tracce consigliate: Atlantic Postcard