Da una semplice e banale indagine statistica posso affermare che almeno la metà dei nostri lettori avrà dimestichezza col concetto di hidden camera, ma probabilmente non nel senso qui esposto. I The Hidden Cameras infatti non sono solo una categoria di porno, ma anche un gruppo canadese che, a detta persino del loro frontman Joel Gibb fa un genere di musica definito “gay church folk music“; anche se questo non dice molto. Però zitti zitti questi tipi hanno già collezionato 8 album in studio e l’ultimo in ordine cronologico si chiama AGE. Vi ricordate quando, subito dopo la fine degli anni d’oro del grunge cominciarono a sorgere gruppi del cazzo quali NicklebackStaind? Beh, la sensazione che ho avuto ascoltando AGE è stata più o meno la stessa con riferimento però a gruppi che hanno, a modo loro, fatto il buono e il cattivo tempo degli anni zero, quali Editors, Interpol e, perché no, anche i meno osannati White Lies (che ne “vantano” la somiglianza più spiccata). Ho ascoltato AGE  svariate volte e ad ogni ascolto mi son detto che qualcosa di positivo poteva, anzi doveva, pur esserci; e infatti non si può dire che sia un lavoro totalmente negativo. Alcune delle otto canzoni sono assolutamente orecchiabili. Ma la domanda che più mi ha tartassato è stata: “ne sentivamo davvero il bisogno?” La risposta è stata un NO categorico.

AGE si apre con Skin & Leather che riprende a pieno la descrizione di Joel sul loro genere gay church folk music. Una costante dell’album è l’utilizzo di archi e organetti, come possiamo sentire in Bread for Brat e nella hit Gay Goth Scene: probabilmente questa è la canzone che ne esce meglio, nonostante l’inspiegabile ed inquietante smatto tra il minuto 3 e il minuto 5, ed i cori da chiesa che sporadicamente fanno capolino nella trama di questo pezzo un po’ dark e un po’ bohParlando di canzoni “riuscite bene” è d’obbligo citare Carpe Jugular in cui ho risentito (non me ne vogliano i fan più accaniti) delle familiarità col sound dei Depeche Mode.

In fin dei conti mi sono accorto che sì forse i The Hidden Cameras hanno provato ad assomigliare ai già citati Interpol, Editors e White Lies, ma il risultato è stato molto più simile ad una cover band dei BΔSTILLE. E questo di certo non può costituire motivo di vanto.

Tracce consigliates: Carpe Jugular