16 anni sono un’eternità, ancora di più nel mondo musicale, ancora di più se sono gli anni trascorsi tra il tuo acclamato disco di debutto e il suo successore, ancora di più se hai passato 16 anni in silenzio senza far parlare troppo di te se non negli ultimi anni (aprite il link se il nome The Avalanches vi dice poco).

Robbie Chater, Tony Di Blasi e James Dela Cruz sono le tre menti (delle otto) rimaste dai tempi della fondazione del gruppo. Un trio di fottuta genialità ed enorme capacità di lavorare i sample come pochi altri nella storia della musica (J Dilla, Daft PunkKanye West e i suoi producer, i Run DMC e forse nessun altro). Perché non si tratta solo di campionare un groove di batteria e qualche cantato: il prodotto degli Avalanches è un viaggio mistico senza interruzioni che ti porta a scoprire una nuova faccia del pop sottoforma di altri generi, con decine di identità diverse. Per restare in tema Pokémon, gli Avalanches sono come un po’ come Ditto.

Così come Since I Left You (da qui SILY), Wildflower suona senza tempo: se nel primo disco le basi musicali nascevano da brani degli anni ’40 e ’50, oggi invece si intrecciano i suoni psichedelici della seconda metà degli anni ’60 (da Pet Sound a Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band) con le voci hipster del nostro periodo (Toro Y Moi, Ariel Pink e Father John Misty) per poi riassemblare la soul/funk-music nera di inizio ’70 al cantato hip-hop degli anni ’90 (Camp Lo e Biz Markie). Se tutto ciò non bastasse, il trio australiano ha aggiunto pezzi grossi qua e là a suonare violini, seghe ad arco, bassi, batterie, chitarre e quant’altro.

Si parte fortissimo con Because I’m Me che con il suo sample hip-hop/funk (Want Ads delle Honey Cone) ci riporta al 2000 e a SILY (la canzone, non il disco). Il livello è uguale o poco inferiore. Gli Avalanches sono tornati e la loro identità non è morta con gli anni, anzi. Ma potrà reggere un disco fotocopia del prima? Molto difficile, quindi per evitare stronzate il trio decide di far cantare e suonare persone vere e non esclusivamente dei vinili: è cosí che arriva Danny Brown a cantare in Frank Sinatra (pezzo su cui si può anche skippare) per poi distruggere qualsiasi cosa nel rappato di The Wozard Of Iz – pezzo che chiude un terzetto di brani davvero pazzeschi (Park Music Livin Underwater (Is Somethin Wild) le altre due). Il resto del disco poi si compone di gioiose ballate (Harmony e Sunshine), viaggi psichedelici wilsoniani (Saturday Night Inside OutKaleidoscopic Lovers e Zap!), un irriverente pezzo cartoon-rap che non può che ricordare Superfast Jellyfish dei Gorillaz (The Noisy Eater – in cui tra l’altro compare un sample di Come Together dei Beatles). Proprio i Gorillaz sembrano spuntare qua e là durante l’ascolto con le loro composizioni che fondono lo spirito giocoso e leggero dei cartoni animati a quello professionale e di alta qualità di chi sta dietro ai personaggi degli stessi cartoni.

Wildflower è un sogno estivo ad occhi aperti dal quale non ti vorresti mai svegliare, fatto di visioni drogate della realtà e che, nonostante non suoni così coeso come SILY, ti permette di viaggiare con la mente in mondi che non potrai mai raggiungere con i tuoi piedi.

Tracce consigliate: Saturday Night OutBecause I’m MeHarmony