Qualche anno fa cenai in un ristorante brasiliano che metteva a disposizione dei propri ospiti un buffet carico di antipasti, contorni e dolci. Mi imbattei immediatamente in un vassoio di crocchette di patate e, d’istinto, ne presi una e la misi in bocca mentre mi incamminavo verso gli altri piatti del buffet. Nel momento in cui iniziai a masticare, ebbi un fortissimo conato di vomito: quella che stavo mangiando non era una crocchetta di patate, bensì una banana fritta. Non era la banana fritta in sé, il problema, quanto il fatto che il mio cervello stava pregustando un determinato sapore, ma poi si è ritrovato a doverne affrontare uno totalmente diverso.

Se non avete familiarità con The Armed, mi piace immaginare che la vostra esperienza con il loro nuovo album possa essere paragonabile alla mia cena con sorpresa.

All’apparenza, ULTRAPOP potrebbe sembrare un album molto accessibile: il titolo che suggerisce in modo molto diretto il genere, la copertina con foto super patinata, la prima traccia che si apre con un arpeggio che sembra preso in prestito da un brano recente dei Purity Ring… tutto lascia intendere che si tratti di un qualsiasi disco di un artista emergente la cui esibizione potresti trovare sul canale YouTube di COLORSXSTUDIOS. La realtà è molto lontana da questa immagine mentale e immergersi nell’ascolto di ULTRAPOP, magari con la riproduzione in modalità shuffle, aspettandosi del bedroom pop o dell’rnb fighettino è tanto sconvolgente quanto meraviglioso.

A onor del vero, ULTRAPOP è davvero l’album più “pop” che gli Armed abbiano pubblicato: chi conosce il collettivo di Detroit da Untitled, ha ben presente la ferocia dei loro brani, il caos, il sound chiaramente post-hardcore e noise-rock. La title track è quindi a tutti gli effetti ciò che più si avvicina a un tentativo della band di produrre un brano art pop e va loro riconosciuto il merito di aver creato una gran bella traccia: ricorda i Fuck Buttons nella sua capacità di creare tensione, ergendo una sorta di imponente muro sonoro, ma al contempo presenta una dolcezza che non stonerebbe all’interno di Hurry Up, We’re Dreaming degli M83.

Poi però parte ALL FUTURES (sono tornati i Perfect Pussy?) e ti rendi conti che l’idea che ti eri fatto del disco può anche andare a farsi inculare. È come se The Armed avessero creato un album con cui attirare tutte le persone che non li conoscono, gettando una serie di esche ricoperte di glitter e caramelle, per poi metterle di fronte all’irresistibile furia della musica che hanno sempre creato. C’è tantissimo in ogni brano di ULTRAPOP: un po’ di elettronica, un tocco di indie, quanto basta di punk e molto hardcore e noise. MASUNAGA VAPORS è un perfetto esempio di quanto la band sia abilissima nel creare tracce frenetiche, apparentemente caotiche, ma costruite con la massima attenzione per ogni dettaglio: ascoltala una volta e ti sembrerà un casino assurdo, ma al secondo ascolto sarai in grado di distinguere ogni strumento, ogni voce e di capire quanto suonino straordinariamente bene assieme.

Gli Armed sono fenomenali quando suonano come gli Armed: la disperazione che permea BIG SHELL, la sensazione di impotenza che si prova ascoltando THE MUSIC BECOMES A SKULL, la contagiosa energia di FAITH IN MEDICATION, ma l’album è anche un buon punto d’inizio per chi non dovesse avere alle spalle diverse ore di ascolto di gruppi hardcore. Alcuni brani risulteranno immediatamente gradevoli anche a chi tende a non apprezzare particolarmente i suoni troppo aggressivi: AN ITERATION ha una strofa orecchiabile, delle percussioni che fanno muovere il piede e le chitarre distorte dell’indie rock. AVERAGE DEATH non è propriamente melodica, ma riesce a trasmettere un sentimento di malinconia che potremmo incontrare con una band emo. BAD SELECTION, con il suo sound elettronico è ancor più accessibile, tanto da sembrare quasi fuori luogo all’interno dell’album.

Dopo aver ascoltato ULTRAPOP, qualsiasi altro disco vi sembrerà troppo vuoto.