Cos’è successo a Tamaryn?

Alle sonorità dream/dark dei due precedenti lavori (The Waves, Tender New Signs) che avevano molto in comune con My Bloody Valentine, Slowdive, Cocteau Twins, Mazzy Star, si sono aggiunte dosi massicce di synth-pop ’80 con il basso che sostiene l’intero disco, a metà strada tra la glacialità e robustezza dei New Order e la rotondità e spazialità dei The Cure; in pezzi come Keep Calling o Softcore si può apprezzare questa sensibilità ritmica.

La scelta di aggiungere i sintetizzatori, in una band con una ben marcata melodia e musicalità, è stato, ad un mio modo di vedere, molto azzardata: la linea che può demarcare il synthpop contemporaneo da classifica (Chvrches, The Naked And Famous, Phantogram) da quello d’autore d’ottantiana memoria (This Mortal Coil, Dead Can Dance, Cocteau Twins) è davvero labile. Il singolo Hands All Over Me, strizza l’occhio alle classifiche risultando stucchevole rispetto a pezzi introversi come Fade Away Slow e la già citata Keep Calling, decisamente il pezzo meglio riuscito.
L’album non perde mai il controllo, l’esperienza costruita con i solidi predecessori di questo Cranekiss, ha aiutato Tamaryn a ricercare nuove sonorità senza allontanarsi troppo da ciò che era e da ciò che vorrebbe diventare, tentando invana, di realizzare canzoni da classifica. Sebbene l’abuso da parte mia della parola “synth” il disco suona ancora molto shoegaze e dream, etichettandoli definitivamente “nuovi Cocteau Twins”; manca qualcosa al disco che dopo alcuni ascolti implode, lasciando tante belle atmosfere ma pochi sentimenti.

Tracce consigliate: Keep Calling.