Ormai che l’hype, iniziato all’incirca un anno e mezzo fa, è stato assorbito a dovere, cosa rimane di questi tanto chiacchierati Chvrches? E del loro atteso, agognato, e se vogliamo tardivo full-lenght The Bones Of What You Believe (in particolar modo dopo il rilascio a raffica e l’ampia fruizione di numerose tracce che rischiavano di ledere l’effetto finale dell’LP)?
In realtà la sorpresa è grande. La sorpresa di ritrovarsi divertiti, partecipi, inclini almeno a muovere la testa di fronte all’electropop di quei singoloni che in molti pensavano di aver già dimenticato: The Mother We Share, Lies, Gun, Recover. Si viaggia velocissimi su ondate di synth spezzate da drum-machine e sull’acuta voce di Lauren Mayberry, molto spesso editata e riproposta a sostegno dei beat, alle volte accompagnata da Iain Cook e Martin Doherty nei ritornelli e nei controcanti (Doherty che un paio di volte veste i panni del lead vocalist, risultando però più anonimo della controparte femminile).
Alle vecchie conoscenze si accostano altri buoni pezzi (Science/Vision, Under The Tide, By The Throat), i quali, conservando intatti formula e sound ormai rodati e affermati, mantengono alto il livello di attenzione e di intensità, facendo presto dimenticare i pochi passi falsi contenuti nell’album (Lungs, You Caught The Light).
We Sink e Tether poi dimostrano che non tutte le migliori cartucce erano già state sparate dal trio.
The Bones Of What You Believe è un concentrato di ballabilità ad uso e consumo pressoché globale, una godibilità che in potenza può contagiare tanto l’ascoltatore disinteressato quanto quello attento.
Uniche pecche sono forse il rilascio tardivo dell’LP, quando ormai il buzz attorno al fenomeno era già vertiginosamente calato, e il sentore che prima o poi la magia dei Chvrches sarà vittima di un’autocombustione tanto rapida quanto è stata la loro ascesa – saranno poi liberissimi di smentirmi.
Ma se “Del doman non v’è certezza” ciò che sappiamo ora è che in molti balleranno sulle note di questo The Bones Of What You Believe, e “Chi vuol esser lieto, sia”.