Ehi, studente universitario! Non ti avevano avvisato al liceo che l’estate, salvo per il frequentante di scienze delle merendine, non sarebbe stata uno spasso come te la saresti aspettata, vero? Ti vedo, nella tua cameretta con il ventilatore già pronto per i primi veri caldi, con i libri della sessione estiva ammonticchiati in un angolo della scrivania. All work and no play… sappiamo tutti come continua quindi decidi di prenderti una pausa e dare un’occhiata a questa recensione. Io ti avviso, studente universitario: sto scrivendo scostando con il gomito destro il testo di inglese giuridico e rosicando tantissimo. Perché? Perché L’aventura è l’album-bigino dell’estate idealizzata di questo 2014, non ho alcuna paura di dirlo nonostante siamo solo a fine maggio, non uscirà nulla di superiore, mi ci gioco quello che volete. Quel capellone fricchettone di Sébastien Tellier ci vuole far del male e ha organizzato una trappola terribile travestita da sogno. Scordatevi Rimini e Riccione, i campeggi in Salento, la Versilia. Con L’aventura si viaggia nel tempo e nello spazio; per non far torto a nessuno abbiamo qui un’ennesima operazione di revival anni 70 trasferita dalla natìa Francia al Brasile. Il revival ok, potrebbe avere rotto i coglioni un po’ a tutti. Ma a bordo di un pappagallo celeste e con le chiappe al vento si prende il volo dalle tristi commercialate per un’ora di sentimento e devozione vivissima all’idea che muove questo album.
Registrato con l’aiuto di musicisti di prim’ordine quali Jean-Michel Jarre e Philippe Zdar, L’aventura è l’incontro della lisergia dei synth vintage e di giri di chitarra dolci come lo zucchero, di Vinicius de Moraes e Serge Gainsbourg sulla spiaggia di Rio ma con una raffinatezza tutta francese alle spalle. Per bocca stessa di Tellier si tratta di una rivisiazione fantasiosa della sua infanzia, situata in Brasile non solo per le meraviglie naturali del luogo ma anche e soprattutto per l’animo peculiare della musica brasiliana, saudade a pacchi insomma.
Tastierine quasi cheesy, synth ariosi e cori femminili per Love, stessa ricetta per Sous le soleil ma arricchita dai suoni elettronici che fischiettano come uccelli in festa e un ritornello impossibile da cacciare dalla testa una volta che vi è entrato. E finalmente dopo un’introduzione deliziosa ecco la prima canzone importante nonché primo singolo estratto: Ma Calypso è un giocattolo per adulti malinconici mai troppo cresciuti, ancora protagonisti assoluti i sintetizzatori che accompagnano, sostengono e talvolta prendono il posto preminente di una voce smorzata che canta con inserti in inglese in una dichiarazione d’amore internazionale.
L’adulte, secondo singolo, vede il nostro vagare divertito fra la popolazione locale in un video che sembra una registrazione ben girata da mostrare agli amici più che un video musicale, e proprio per questo suo essere senza pretese si sposa con la musica. Più enfatizzate qui che altrove le sonorità puramente bossa nova.
Tra i momenti quasi house su Ricky l’adolescent e il ponte lanciato tra chanson française e musica sudamericana su Aller vers le soleil, si arriva all’ardimento dei quattordici minuti di Comment revoir Oursinet?, al quale si abbinerebbe tanto meravigliosamente un corto animato sullo stile della copertina. Fino a metà canzone gli ingredienti sono gli stessi, forse amalgamati con più prepotenza; segue una deviazione su terreni più dolci e crepuscolari con inserimento di confusi synth 60s per poi effettuare l’ultima virata sul nostro pennuto gigante verso un groove afrodisiaco.
Con un po’ di tristezza ci avviciniamo alla fine del nostro viaggio da sogno, non prima di essersi fatti ammaliare dal synth pop di L’amour carnaval e Ambiance Rio, una Melody Nelson nella giungla, l’unica traccia davvero danzereccia senza che però mai venga lasciato il freno a mano che trattiene l’atmosfera dal fuggire verso la spensieratezza. La parola fine arriva sulle note di L’enfant vert, uggiose sì ma nemmeno troppo; d’altronde ci basta premere play per ripartire daccapo.
Poco da aggiungere a quanto già detto, ci troviamo di fronte ad una delle migliori prove del barbuto francese, a suo agio come non mai nell’ambiente magico creato ne L’aventura. Complimenti monsieur Tellier, dal mio balcone cittadino alla sua Ipanema la saluto con un metaforico brindare di caipirinhe, alla salute!
Tracce consigliate: L’adulte, Comment revoir Oursinet?.