Non fatevi fuorviare dai cuori spezzati citati nel titolo, per favore. Si, perchè Hercules, o meglio dire Andy Butler, è finalmente tornato dopo 3 anni con l’intento di farci shakerare le chiappe per bene. Il precedente lavoro Blue Songs aveva leggermente smorzato le atmosfere danzerecce concentrandosi su sonorità più soul, allontanandosi purtroppo dalla qualità eccelsa e cristallina del loro omonimo primo album, un meraviglioso incontro tra revival disco-funk  con i più moderni ritmi house, arricchito da vocalist d’eccezione (ti dice qualcosa Antony? si, proprio quello che finisce con And The Johnsons). Ma, come anticipato qualche mese fa, il terzo lavoro di studio sarebbe stato più aggressive. Chiaro, no?

Mr. Andy non cambia la formula originaria dei suoi Hercules & Love Affair, e se vogliamo proprio dirla tutta a sto giro spinge il pedale sulla componente dance, senza però perdere la raffinatezza che contraddistingue le sue produzioni (non credo sia proprio da tutti). The Feast Of The Broken Heart è sfacciatamente da ballare, e te lo fa capire subito la opening track Hercules Theme 2014: invita gentilmente ad alzarti dal tavolino scomodo con i suoi arpeggioni belli cupi, scendere in pista e cominciare a scaldarti sui suoi 100 bpm.
Ora che siamo sul dancefloor, è ora di fare sul serio: No Offence alza subito il ritmo: classici accordoni di pianoforte su una base supercatchy. Si balla, di gusto, spaziando in diversi territori musicali. Confermano il concetto le reminiscenze nineties di That’s Not Me e l’irresistibile sound di 5:43 To Freedom, uno dei brani migliori qui, che attraversa in maniera naturalissima soul, acid e house, roba da farti sbucare James Murphy in salotto.
Il mood è questo, per tutta la durata, la testa si muove automaticamente.
Come da tradizione, anche in TFOTBH abbiamo dei vocalist di alta qualità. In I Try To Talk To You c’è la voce calda splendida di John Grant, che da sola tiene in piedi il pezzo (uno dei più “riflessivi” – mi raccomando, date un’occhiata al bel testo), e nel singolo di lancio Do You Feel The Same, costruito su una bassline semplice e letale, la scelta di Gustaph è perfetta.
Ammirevole e degna di nota la chiusura patinata dell’album con The Key, in bilico tra smooth jazz e acid, con trombe sommesse che si fondono a synth delicati e ritmi più ricercati,  creando una atmosfera unica.

Nel complesso, il nuovo lavoro di Hercules & Love Affair è un graditissimo ritorno, 10 pezzi di pregevole fattura, produzione meticolosa, un piacere per le proprie orecchie.
Tutto qui? NO.
Adesso vi dico seriamente come è andata.
Il primo ascolto mi aveva lasciato così. Ecco, insomma è scivolato via troppo facilmente. Sì, bello tutto, però non è mica come l’esordio eh. Vuoi vedere che mi ha fregato la spiccata attitudine pop delle canzoni, o che ne so ho fatto troppi paragoni con i lavori passati e non me lo sono goduto?
Ecco che dopo più ascolti, queste canzoni ti conquistano, piano piano. Si, mi fa ancora strano che un prodotto spiccatamente dance abbia bisogno di essere metabolizzato prima di essere compreso del tutto, cioè insomma non sto ascoltando i The Swans.
Mi ritrovo invece a lodare l’opera ricercata di Andy Butler, il quale riesce a sfornare pezzi godibili sia in pista sia in salotto.
Continuerò sempre a preferire l’esordio, forse perché più “suonato” e con troppa, troppa qualità, ma questo The Feast Of The Broken Heart è un buonissimo ritorno: fatevi conquistare, non vi spaccherà il cuore.

Tracce consigliate: Do You Feel The Same?, I Try To Talk To You.