Sono passati tre anni da quell’Atlas che ha proseguito il cammino dei Real Estate in quel mondo tutto sobborghi nordamericani, vento fra i capelli e telecaster rovinate. In Mind è il primo disco della band del New Jersey senza Matt Mondanile, deciso a continuare per la sua strada con i Ducktails, uno dei membri fondatori e uno dei più impegnati nel songwriting.

Uno potrebbe aspettarsi che con una tale dipartita il suono del gruppo che da lui dipendeva così tanto cambi; ecco, non è esattamente così. Questi sono innegabilmente i Real Estate: potreste sentire 15 secondi della prima traccia ad occhi chiusi e riconoscere le chitarre impercettibilmente stonatine nelle loro melodie e sentire una familiarità rassicurante nel loro suono. Musicalmente appunto è cambiato poco rispetto ad Atlas e si continua ad assistere ad una cristallizzazione del sound verso un pop tintinnante e pulito. Nonostante questo in In Mind i momenti più lo-fi sono i migliori, o perlomeno quelli che restano più in testa, con pezzi come Two Arrows che si impianta grazie ai suoi colpi di organo psichedelici e la ripetitività mantrica del finale. Altri momenti notevoli che fanno rendere conto che si sta ascoltando proprio l’ultimo dei Real Estate e non un pezzo da Days né da Atlas si trovano nel comparto ritmico di pezzi come Time che gioca un po’ con una bossa nova ronzante di batterie elettroniche (come gli ultimi Radiohead). Altra chicca, Diamond Eyes sembra una bella b-side dei Beatles, se i fab four avessero abbassato il volume delle seconde voci e aggiunto un po’ di wah alle chitarre, comunque piacevole e rilassante; potete trovarvi a cantare Take me home, country roads di John Denver subito dopo la strofa, vi assicuro che è normale, ma fortunatamente segue un ritornello tutto diverso fatto di tremoli e una batteria minimale che fa muovere il piedino.

C’è qualcosa nei Real Estate che riesce a non farli suonare stucchevoli. Può essere il colpetto lo-fi, il giro di pianoforte, l’assolo sporco, le modulazioni da surf-rock senza acqua in vista ma fresche, i sintetizzatori acidelli: non si riesce a concepire come una musica fatta per essere piacevole alla fine riesca nel suo intento senza zuccherare troppo. La risposta è che il lavoro di composizione dei Real Estate è preciso e selettivo, alla faccia dell’atmosfera scanzonata dei pezzi, e riesce a confezionare tre quarti d’ora di musica così senza davvero abbassare il livello, come neanche alzarlo. In Mind resta nella sua nicchia di piacevolezza, una nicchia da cui non è facile uscire, ma che non è mica male da abitare.

Tracce consigliate: Two Arrows, Diamond Eyes