Ehi questa è roba di New York, toglimi le mani di dosso. Scott Mou è di New York, un dj di New York, un visual artist di New York, un chitarrista di New York e anche un cantante di New York. Io non so se New York lo aiuta ma lui a New York da davvero tanto.
Tanto che da New York è partito una volta per fare un tour tutto in giro agli Stati Uniti d’America, una volta da solo facendosi chiamare Queens fra le tante possibilità, e una volta collaborando con un certo Panda Bear, si quello degli Animal Collective, nel suo progetto Jane, che nessuno si caca si.
Queens è il suo progetto solista, di Scott Mou intendo, è lui è basta più una manciata di suoni della natura.
End Times è il suo primo LP, di Queens, quello che parla con la natura e collabora con gli orsi e a casa si chiama semplicemente Scott. Un profilo fra i tanti immagino.

End Times: endtimeslafinedeitempi, si presenta così Queens al grande pubblico, con un LP che sa di gotico e di grandi cattedrali a più non posso, rimandando un po’ confuso a quegli aneddoti dream pop di eterea leggerezza, male però, perché Queens ti fa strisciare in terra; il soffitto di quelle chiese alte tra i trenta e i settanta metri lo si vede da lontano, dal basso appunto.
La struttura del disco è semplice: nessun pezzo che esce, quasi un continuum spazio-temporale di basso continuo (non un giro di basso, proprio una nota di basso continuo) che dura per tutto il disco. Sopra questa corda tesa di basso ci si trovano arpeggi di chitarra accordata con accordature aperte, tanto che il più delle volte sono corde a vuoto a suonare, e lui che canta spesso in falsetto dentro alla chiesa da solo. C’è del delay e noise.
Ah ah, musica sperimentale? Ok.
La cosa curiosa è che l’ultimo pezzo si chiama Here comes the snow e finisce con i suoni di un temporale. Un temporale d’acqua sì. Pioggia.

Tracce consigliate: Cables.