Matteo Russo e Pale Ciciriello sono i Quai Du Noise, duo elettronico da Bologna. A settembre 2014 è uscito il loro EP Death Report, che faceva della compattezza e completezza i suoi punti forti. Praticamente un anno dopo è in uscita il loro primo LP Echo Sounder, e c’è da vedere se hanno mantenuto le buone promesse.

Le esperienze musicali passate di Russo e Ciciriello spaziano dalla techno al post-rock e questo si sente tantissimo in tutto Echo Sounder, che grossolanamente potrebbe pure essere descritto così: una convergenza, un punto d’attracco dei due generi – “quai” in francese vuol dire proprio bacino o molo, “du noise” neanche sto lì a tradurvelo. L’azzardata metafora portuale serve anche perché questo Echo Sounder è tutto incentrato su storie nelle quali il mare e il vento sono protagonisti.

Bora (ecco appunto il vento), la prima traccia, ci presenta direttamente quello che sarà il suono dei Quai Du Noise per tutto questo Echo Sounder. Cassa dritta, bpm tirati, e rullante fantasioso su un arpeggio di pianoforte che si libera mentre attorno i suoni elettronici si agitano, lievemente in secondo piano, contorni ambient e chitarre effettate, riverberi bagnatissimi (toh, il mare).
Il disco continua su questi toni aggiungendo in effetti pochi elementi, variando però abbastanza i già citati. Echo Sounder gioca un po’ sulla sua staticità e, come imperniato, muove le sue fronde senza spostare le radici. Ovviamente da una parte è un bene perché il progetto tiene salda una sua identità, un suono che è sì già sentito ma solo perché le influenze sono arcinote (e ottime); allo stesso tempo questa staticità preclude un po’ di dinamismo in più che non avrebbe fatto male al progetto.
Il pezzo migliore è Luff, frenetico al punto giusto e percussivo con delle reminiscenze di minimal techno che non fanno assolutamente storcere il naso; anche l’arpeggio e i bassi di Fetch hanno il loro perché e catturano l’attenzione quando si è arrivati quasi a metà del viaggio di 35 minuti dei Quai Du Noise.

Per concludere, Echo Sounder è un disco che non riesce ad essere “prodotto” ma non gliene frega niente, non ci sono ruffianate, ci sono delle personali idee musicali – che non è poco. Eppure non riesce ad incidere, si perde nel suo stesso concept marino in qualche modo, finendo per diluirsi (appunto) e restare un ricordo un po’ sbiadito, sicuramente più opaco della prima prova Death Report.

Traccia consigliata: Luff