HYPE. Una parola usata e riusata a destra e a sinistra. A volte anche abusata. Forse lo sapete meglio di me, sta a significare quell’attesa, aspettativa che si crea intorno a qualcosa. Nel nostro caso di band appena nate o di album prossimi all’uscita.

Ma già dal 1988, i Public Enemy ci avvisavano – Don’t Believe The Hype (non c’entrava con la musica ma mi piaceva la citazione). Gli Arctic Monkeys inclusero questa frase anche in una delle prime loro hit I Bet You Look Good On The DancefloorI Palma Violets per la loro ascesa nelle cronache musicali somigliano per certi versi alla band di Sheffield.Pochi video in giro fino a qualche mese fa.

Come aveva già scoperto tommi nel maggio 2012 i Palma Violets erano una band di ragazzi intorno ai vent’anni, suonano da poco, diciamo qualche mese; poca pubblicità, qualche secret live a Manchester e dintorni, nessun sito web, bandcamp o soundcloud, nessuna demo rilasciata, dei fantasmi senza volto.

Poi di colpo te li ritrovi in parecchie webzine e diventano a poco a poco i nuovi cocchi di mamma NME. Li sbattono in copertina sfruttando anche il fatto che i due frontman siano bellocci e che ricordino per alcuni atteggiamenti Carl Barat e Pete Doherty (ma su questi due torneremo dopo). Per essere sicuri di farli diventare dei teenage icons gli appioppano anche le HAIM affianco (foto).

Messaggio subliminale di NME alle pallide teenager inglesi: ascoltate i Palma Violets magari vi ritroverete al posto delle HAIM.

L’intera veste visiva di questa band di Lambeth, Londra è intrisa di citazionismo. Riprendete i Libertines. Ok i Palma Violets non hanno le giacche da guardie come Pete & Carl ma il voto di stare sul palco, quella sintonia (non so quanto vera) tra Chilli Jesson (basso, voce) e Sam Fryer (chitarra, voce) ricorda molto i compagni di merende libertini. Anche l’atmosfera presente nei loro live al Jools è volta a ricreare quell’aria da rock party di una decina di anni fa quando pezzi comeBoys In The Band infiammavano il pubblico.

Sempre riguardo alle somiglianze tra queste due band non è da meno la copertina di 180, debut album di questi ragazzi londinesi. Non vi ricorda nulla?  Sembra molto simile ad Up The Bracket (e indovinate per quale etichetta è pubblicato).

Per non farsi mancare nulla oltre a somigliare ai Libertines nel lato visivo e attitudinale, anche lo stile dei pezzi non poteva essere da meno. Best Of Friends, tre accordi di chitarra sporcata dall’overdrive e ritornello facile  I wanna be your best friend / I don’t want you to be my girl. La voce più che Pete Doherty è molto più vicina a un giovane Joe Strummer. Ma la vicinanza ai Clash rimane solo per questo dettaglio e poco altro. Quell’attitudine da punk rocker wannabe.

In Step Up For The Cool Cats la sensazione di una svolta di sound, WU LYF e dintorni, svanisce poco dopo l’organo iniziale. Se in Tom The Drum ci si imbatte in un brano figlio del tempo libero in sala prove (con voce alla Ian Curtis stavolta) 14 è la traccia di chiusura è la traccia da coro d’addio. Al Perfect Day Festival cercavano coristi nel pubblico ma la risposta non rispettò l’attesa. Forse in UK si creano delle belle situazioni da accendino dondolante. 

Sta di fatto che le troppe similitudini con i Libertines almeno personalmente mi annoiano un po’. Se devono cantare brani del genere preferisco rispolverare Don’t Look Back Into The Sun o Time For Heroes. Detto questo però l’album è di buona fattura, ha la sufficienza piena e NME ce li sbatterà in prima pagina ancora per un po’, almeno fino a quando non troveranno i prossimi cuccioli da allevare. Ciao mamma NME.

 Tracce consigliate: Best Of Friends