Succede quasi per caso, come capita con le cose belle. È una tranquilla e assolata giornata di fine estate, fa caldo e, senza alcun preavviso, quello che sembrava essere l’ennesimo disco da sottofondo si trasforma in uno degli album più interessanti degli ultimi anni.

Ma riavvolgiamo.

Oso Oso è il progetto solista di Jade Lilitri, ex membro di State Lines e turnista per gli Hotelier. Progetto solista a tinte smaccatamente emo, come tanti prima di lui: ci hanno provato Mike Kinsella come Owen o Ewan Weiss come Into It. Over It. per citare i migliori. Il problema con Oso Oso è un altro: questa è musica emo felice, si sente, e forse è proprio questa particolarità – chiamiamola così – ad aver catturato molti nell’ascolto di Basking In The Glow.

L’intento è chiaro: dopo anni di pessimismo, di oscurità e depressione era tempo “di far entrare la luce”, e non poteva esserci input migliore per far brillare le melodie che Oso Oso riesce a creare. Le ha sempre avute, fin dall’esordio Real Stories Of People Who Kind Of Looked Like Monsters del 2015, ma chi è avvezzo del genere sa che per emergere nel mare magnum di band molto depresse e molto simili tra loro c’è bisogno di qualcosa in più. Se n’erano avvertiti spasmi in The Yunahon Mixtape, la bomba è esplosa con Basking In The Glow: non c’è una singola canzone in questo album che non possa fare bella figura in radio, grazie anche a delle radici pop punk mai sopite (Jimmy Eat World, Yellowcard).

Ispirato genuinamente da situazioni ed eventi autobiografici, Basking In The Glow scivola in avanti con la leggerezza di pezzi nati per essere suonati in cameretta con la chitarra acustica. Questa semplicità, comune ad altri songwriter dalla verve punk e dalla melodia facile come Frank Turner e Mikal Cronin, è il punto di forza di brani agrodolci che si concedono pochi tuffi nella tristezza e nel resto del vocabolario emo, preferendo rigirarli come calzini. “My eyes lit up when I saw it / The view from where you sit / And apathy, I was in love with it” canta Oso Oso in The View, ma i tempi di The Yunahon Mixtape sono lontani e si sente.

Il primo singolo Dig e i suoi coretti hanno tutti i crismi dell’instant classic, così come Impossible Game, forse il brano migliore per spiegare il cambio di approccio alla scrittura (e probabilmente alla vita) di Oso Oso nell’ultimo anno: “Tried my hold on to this impossible game / And I know I’m wrong, what else can I say? / I got a glimpse of this feeling, I’m trying to stay in that lane”.

Quando ci si allontana dal pop punk nudo e crudo i risultati non cambiano: la conclusiva Charlie potrebbe essere la Pieces di questa generazione, ma la malinconia apparente maschera probabilmente il testo più bello dell’album. One Sick Plan, registrata probabilmente con un Nokia 3310, mostra senza fronzoli quello che Oso sa tirare fuori con la melodia giusta e una chitarra acustica. A Morning Song e Wake Up Next To God sono perfette per entrare in una qualunque delle vostre playlist, tra Blink-182, No Use For A Name e Bowling For Soup.

Arrivato all’improvviso, Basking In The Glow è un raggio di sole inaspettato sul panorama emo nel 2019. Quello che stava diventando un genere stantio, fermo ad aspettare gli album dei soliti noti, ha trovato un nuovo degno rappresentante.
Non so se questo album è destinato a cambiare la scena, come fatto da Hotelier e The World Is A Beautiful Place…, ma spero di sì. Di sicuro è una delle lettere a cuore aperto più intense che vi capiterà di ascoltare in questi mesi. E, fidatevi, lo riascolterete molte volte.

Tracce consigliate: The View, Dig, Impossible Game, Charlie