Va bene, va bene! Ci sono sempre i My Bloody Valentine, periodo Isn’t Anything. Alle No Joy, però, va stretto questo confronto (come al 95% delle band nugaze). Fin dagli esordi, infatti, hanno sempre cercato molte vie alternative per ampliare il loro shoegaze: feedback à la The Jesus and Mary Chain, gorgheggi e atmosfere sospese come i Cocteau Twins, ambienti minimali alla Pygmalion degli Slowdive, dream-floor tipo Curve; insomma, di tutto un po’. Per quasi tutti, questa eterogeneità nelle canzoni è stato un punto di forza di Wait To Pleasure, precedente lavoro della band, riuscendo a districarsi tra varie sonorità, mantenendo sempre una bella e forte identità.

Oltre alle band degli anni ’90, tra una canzone e l’altra si sentono distintamente echi di The Pains Of Being Pure At Heart, The History Of Apple Pie, Yuck, Young Prisms, Echo Lake ma pure Beach House o Deerhunter; vagonate di cose tra le più disparate confezionate senza implodere su se stesse. Si passa da una canzone elettronica uscita da Adore degli Smashing Pumpkins (Burial In Twos) ad una che avrebbero fatto i Black Sabbath se al posto di Ozzy Osbourne ci fosse stata Elizabeth Fraser, mentre Tony Iommi e Robin Guthrie si fossero fusi assieme (Chalk Snake). In mezzo tantissime cose: l’intro di Remember Nothing che potrebbe essere uscito da un disco dei Sonic Youth, l’oscurità e ansia che provoca Bolas, Moon In My Mouth che, completamente mancante di chitarre fuzz, diventa a tutti gli effetti una canzone pop.

Cos’è dunque More Faithful? E’ troppo. L’evoluzione delle No Joy è lenta ma percettibile, ogni canzone ha cercato una sua differente direzione. Ha mancato, a mio modo di vedere, la coesione riuscita 2 anni or sono. Le idee ci sono, bisognava limare qua e là per non arrivare annoiati alla fine (sembra un paradosso, ma sì, anche l’eterogeneità stanca), e non bastano più le voci paradisiache riverberate all’infinito, ormai il gioco è ben conosciuto. Che sia arrivato il momento di accantonare questa lunga ondata nugaze? Qualcosa di bello e particolare c’è (vedi Astrobrite) ma la gran parte delle band del “movimento” cammina su cumuli di macerie: se si rovista bene qualcosa si trova, ma non si può essere sempre fortunati.

Tracce consigliate: Chalk Snake