The_Waterfall

Era da un po’ di tempo che non sentivo parlare dei My Morning Jacket, esattamente dal lontano 2011, dopo l’uscita di Circuital, l’ultimo di una serie di lavori interlocutori che poco avevano aggiunto alla discografia della band del Kentucky. Del resto non è che la vita di Jim James nel frattempo sia stata tranquilla: oltre alla pubblicazione del suo primo lavoro solista e svariate collaborazioni con Bob Dylan e Conor Oberst, il frontman ha dovuto fronteggiare una fastidiosa ernia al disco. In ogni caso, si può dire che la ponderazione e l’attesa abbiano dato i frutti sperati perchè The Waterfall è un lavoro finalmente degno della reputazione che la band si è saputa costruire nel corso di una lunga carriera: chiariamoci subito, non raggiungiamo i livelli(alti) di Z e At Dawn, ma ci troviamo di fronte a un prodotto di indiscussa qualità.

I My Morning Jacket hanno deciso di ritornare alle origini, vale a dire a un country (quasi) progressivo che strizza l’occhio a sonorità southern a cavallo tra i ’70 e gli ’80, con due spruzzatine psichedeliche di synth qua e la e l’inconfondibile voce riverberata a fare da filo conduttore, con il caratteristico e particolare timbro di Jim James; basta dare una sbirciata alla copertina per capire dove andremo a parare: una cascata in mezzo alla natura incontaminata, un po’ la cifra della band che si affida alle consolidate ballate mistiche, intrise di atmosfere struggenti, il tutto condito da una produzione mai invadente che da la sensazione, gradevole, che la band stia suonando dal vivo accanto a te. Compound Fracture ricorda le sonorità della Kate Bush di Running Up That Hill, con un groove di batteria solido e robotico sul quale si costruisce una delicato brano pop, impreziosito da inserti di synth e da un pregevole crescendo finale; difficile non rimanere ipnotizzati dalle atmosfere bucoliche della byrdsiana Like A River e di Get The Point, che fa il verso ad Harry Nilsson (oh, sarà mica diventata una disciplina olimpionica imitare Nilsson? Leggasi alle voci Father John Misty e Tobias Jesso Jr.), con un testo ispirato: “And I wish you all the love in this world and beyond, I hope you get the point”. Tuttavia, è il lato B di The Waterfall che risulta particolarmente riuscito e variegato: Spring sembra un pezzo di Neil Young, con riff indiavolati, orchestrazioni e dinamica che la fanno da padrona; Tropics è quanto mai zeppeliniana e anche qui risulta difficile non inchinarsi di fronte alla classe dell’arpeggio iniziale. Big Decision è decisamente il pezzo più radio-friendly del lotto, una ballata power pop melodica che entra rapidamente in testa, Only Memories Remain chiude degnamente il settimo lavoro in studio del gruppo di Louisville, con un arrangiamento arricchito di fiati e una chitarra decisamente blueseggiante: “The names and places have all been changed, but the identity remains the same”.

Nonostante ciò possa infastidire gli esegeti dell’iper-alternativismo, The Waterfall rimane un lavoro pregevole e affatto stantio. Anche nel 2015.

Tracce consigliate: Tropics(Erase Traces), Spring(Among The Living)