“Un disco dei Mogwai nel 2021? Ma basta con questi gruppi che fanno i dischi tutti uguali! Sentito uno, sentiti tutti, non hanno più niente da dire!”

Il nostro amico qui sopra ha ragione. Il post-rock, e con esso la maggior parte delle band che ci sguazza felice, ha smesso di stupire ed essere rilevante da un bel po’. Se quello che cercate sono innovazione e suoni nuovi, vi accompagno personalmente all’uscita in questo momento. I Mogwai non sono quel tipo di band e As The Love Continues non è quel tipo di disco.
Se invece state cercando pezzi ispirati, saliscendi emotivi degni dei tempi migliori e una serie di canzoni solide come la pietra, be’, benvenuti.

I Mogwai possono essere tranquillamente considerati l’istituzione del post-rock atmosferico: in giro da decenni, hanno pubblicato grandissimi dischi e qualche cacata, ed è normale approcciarsi ad un nuovo album con quel misto di timore ed eccitazione, curiosi di scoprire se quelle chitarre e quelle tastiere sono state messe al servizio di menti ispirate o in periodo no. A scanso di equivoci, As The Love Continues è il disco più riuscito dei Mogwai da Hardcore Will Never Die, But You Will del 2011 e sicuramente uno dei più variegati della loro carriera, una sorta di best of di mood, suoni, sensazioni, premiato pure con un sorprendente (e spammato) #1 in classifica.

In questo showcase di poco più di un’ora troviamo tante cose: i Mogwai classici ma mediocri (Dry Fantasy), quelli classici e in linea con i loro migliori lavori (Drive The Nail e To The Bin My Friend, Tonight We Vacate Earth) e pure quelli classici capaci di tirare fuori una cavalcata senza senso, il brano perfetto per mandare a scuola i God Is An Astronaut e convincerli a tornare a lezione di post-rock (Pat Stains). Quando i ritmi si fanno più serrati e gli intrecci di chitarre si stringono ecco i nuovi riff che faranno felice il pubblico ai live (Supposedly, We Were Nightmares) e un pezzo fighissimo come Ceiling Granny, dove i Mogwai la buttano completamente di fuori con le distorsioni e ci regalano quella che sembra una strumentale di Dinosaur Jr. o Smashing Pumpkins che termina la sua corsa a rotta di collo in un mare di phaser.

C’è anche il momento elettronico direttamente dagli ultimi album, stavolta con Here We, Here We, Here We Go Forever, che sculaccia i 65daysofstatic e li porta a fare un giro nell’universo di No Man’s Sky. E poi arriva Ritchie Sacramento, l’unico brano cantato del lotto e dedicato a David Berman e Scott Hutchinson, quello in cui i Mogwai abbracciano sia il mondo del rock da FM, sia quello dello shoegaze, con un pezzo che farà storcere il naso ai puristi del genere, ma che è destinato a rimanere tra i migliori mai scritto dalla band. Forse l’assenza di concerti mi sta facendo delirare, ma non vi immaginate sotto palco, al primo festival estivo disponibile, a cantare “Disappear in the sun / All gone, all gone” con il dito alzato al cielo e una lacrima che vi scava il viso? Io sì, e lo ammetto senza vergogna.

Ma quindi As The Love Continues è un disco senza difetti? Assolutamente no, tranquilli. Le voci sintetiche di Fuck Off Money le lascerei ai Daft Punk, mentre la pioggia di archi di Midnight Flit (in cui fa una comparsata Atticus Ross) sono troppo eccessivi e barocchi in un disco che riesce sempre a rimanere fisico e ben ancorato a terra, pure nei suoi viaggi interiori. Nonostante queste sbavature, As The Love Continues vede i Mogwai in forma come non succedeva da parecchio tempo, e la sensazione generale che permea l’album (e pure le esibizioni in studio che potete recuperare su YouTube) è quella di una band che si diverte a suonare questi pezzi, alla faccia dei post-rocker ingessati che vi immaginereste. È un album che abbraccia l’intera carriera della band, una specie di greatest hits di inediti, un colpo di coda entusiasmante per una band abituata a giocare con le emozioni.

Un disco dei Mogwai nel 2021? Sì, se suona così sì, datemene ancora.

Tracce consigliate: Ritchie Sacramento, Ceiling Granny, Pat Stains