Tutti abbiamo assistito, com’era prevedibile, alla vaporizzazione del fenomeno chillwave (se ne è parlato qui), e tra hauntologia multimediale e passione per vhs, c’è chi è rimasto ancora chiuso in camera facendo finta che tutto ciò non sia mai successo. Millionyoung sbucò nella mischia polverosa con Replicants e svariati eps, generando la reazione incazzosa di Pitchfork, che dichiarò la fine di quell’estetica glo-fi tantoamata tantostudiata in ciò che era Altered Zones. Ma le scorie difficilmente vengono eliminate.

Abbiamo anche apprezzato i tentativi di snerdismo dell’ormai ex occhialinoquadrato Toro Y moi, l’unico che ha smanettato sempre con un senso, a differenza di Mike Diaz, che alterna le visioni di un futuro robotico, insistendo sul french touch, ad esplosioni ambient sampledeliche, carica di sinth e tastierine 80’s cadenzate, insomma tutto ciò di cui credevamo di esserci sbarazzati.

Che il 2k13 deve essere l’anno delle chitarre lo si era capito, ma non è l’unica scusa per farvi allontanare da Variable. Il probema è semplicemente che Millionyoung non sa che pesci pigliare. Slow Magic già ce l’abbiamo, e Swish basta per farlo rimpiangere. Nao sembra un rigurgito dei Cut Copy manovrato da Washed Out, Lovin mette in causa Ariel Pink con quel cantato di basso rango, senza picchi, con un ascolto che scivola via flaccido.

Di Variable si sarebbe anche potuto parlare bene, fosse stato un ep ragionato e selezionato. Everyday può essere un buon spunto, ma quest’accozzaglia di idee ci lascia ben poco di memorabile, peccato.

Tracce consigliate: Everyday