Immaginiamo per un attimo di tornare indietro nel tempo di 23 anni, Anno Domini 1997. Siamo sul set di Gattaca – La Porta dell’Universo, film di fantascienza diretto da Andrew Niccol. I protagonisti sono due degli attori più in voga in quel momento: da una parte Ethan Hawke, ancora inebriato dal successo di critica di Before Sunrise (ad oggi, 100% di recensioni positive su Rotten Tomatoes); dall’altra quell’Uma Thurman che ha da poco tolto i panni di Mia Wallace in Pulp Fiction – capolavoro di Quentin Tarantino che le ha fruttato una nomination agli Oscar come miglior attrice non protagonista.
Come nelle migliori storie d’amore, Ethan e Uma si incontrano, si conoscono, si innamorano e si sposano nel 1998 (divorzieranno nel 2005, ma ok). Dal loro matrimonio nascerà, nello stesso anno, Maya Hawke – il personaggio principale di questo racconto. Con due genitori di quel calibro, impossibile non considerarla una predestinata: e infatti, dopo un inizio di carriera come modella per Vogue, nell’estate 2019 arriva l’exploit. Prima l’ingresso nel cast di Stranger Things – probabilmente la serie TV più seguita del pianeta – in cui interpreta il ruolo di Robin; poi – sulle orme di mamma Uma – una piccola parte in C’era una volta a… Hollywood, nono lungometraggio del già citato Tarantino.
Arriviamo, infine, all’agosto 2020: Maya Hawke pubblica il suo album di debutto Blush, un primo tentativo di lanciare una carriera da musicista – parallelamente a quella da attrice. Esperimento che, diciamolo subito, può dirsi riuscito. Quelle di Blush sono infatti dodici canzoni ben scritte, ben arrangiate e – soprattutto – interpretate meravigliosamente. La giovane 22enne, affidatasi all’amico/produttore Jesse Harris (già al lavoro con Norah Jones), guarda a un country-folk di matrice fortemente americana: lungo tutti i trentotto minuti si sente prepotente l’influenza che hanno avuto cantautrici come Joni Mitchell, Fiona Apple, Taylor Swift, ma anche la stessa Norah Jones.
La prima metà, affidata ai singoli anticipatori, è sicuramente quella più interessante del disco. Accompagnati dalla voce dolce e avvolgente di Maya, veniamo immediatamente introdotti alle atmosfere di Blush: si va, quindi, dal lato più intimo di Generous Heart fino a quello più aggressivo di Animal Enough, passando per la malinconia di So Long (ascoltandola, nella mia mente è riaffiorata subito questa scena – per rimanere sempre in tema Tarantino) e il ritmo scanzonato di By Myself. La seconda parte, al contrario, scivola via in maniera quasi innocua: non ci sono mai brutte canzoni, ma si ha la sensazione che i pezzi migliori siano stati inseriti principalmente nella sezione iniziale – eccezion fatta per Goodbye Rocketship, una delicata lettera rivolta ai genitori (“You’re there when I need you, we talk on the phone / I know that you’ve been trying to build us a home” e ancora “You didn’t know how to raise me / Any more than I knew how to grow up“).
Ed è anche a livello di scrittura che Maya Hawke dimostra di essere a proprio agio in queste vesti: tutte le tracce di Blush sono, infatti, dei piccoli messaggi rivolti a sé stessa e alle persone che fanno parte della sua vita. Senza timore di mostrarsi fragile o timida (da qui, “blush” che significa “arrossire“), ci parla dei problemi di cuore tipici di una ragazza di 22 anni (Generous Heart e River Like You), della volontà di migliorarsi giorno dopo giorno (By Myself) fino al già citato rapporto con i genitori in Goodbye Rocketship. Non si tratta certo di tematiche innovative, ma il miglior pregio del disco è forse quello di saper toccare le corde emotive giuste – merito anche di un cantato a volte impercettibile e quasi sussurrato di Maya.
Blush si può, in conclusione, considerare un buon primo disco: un disco in grado di alternare momenti di pregevole fattura, al netto di altri che – purtroppo – non lasciano troppo il segno. Al termine dell’ascolto, però, rimaniamo con due piacevoli certezze: con questo debutto, Maya Hawke dimostra di essere credibile anche come musicista, riuscendo – al contempo – ad affrancarsi definitivamente dalla pesante ombra dei genitori, confermando l’impressione di non essere più (e solo) la figlia di Uma Thurman e Ethan Hawke. Ma semplicemente Maya Hawke, attrice e cantante.
Tracce consigliate: Generous Heart, By Myself, Goodbye Rocketship