Vent’anni di carriera, dieci album all’attivo (comprendendo nel conteggio anche questo), e non sentirne minimamente il peso.
Per celebrare questo importante traguardo i Low non si fanno mancare proprio nulla, chiamando alla produzione, nel suo studio di Chicago, Jeff Tweedy dei Wilco.
Ne scaturisce The Invisible Way, il quale sommariamente si presenta come la fusione tra gli elementi folk-rock degli ultimi lavori e lo slowcore delle origini, un concentrato di sentimenti rilasciati col contagocce in un mare di chitarra acustica e pianoforte, senza fretta alcuna.

Pianoforte e chitarra dunque, incedere lento e cadenzato senza strafare, poche note, in attesa di un crescendo, un climax, che di nome fa Godot.
Ma l’attesa per noi non è snervante, e a renderla ancor più piacevole di quanto già non fosse ci pensano le voci dei due coniugi, che ci cullano con un cantato poco più che sospirato, narrando storie di droghe, amore e rapporti umani, e le morbide percussioni che timidamente cercano rifugio dietro agli accordi di pianoforte.
Alle volte è però necessario ridestare l’ascoltatore con un ritmo leggermente più sostenuto, e mai risveglio fu più dolce della perla che risponde al titolo di So Blue, del cambio disarmante di Clarence White, o ancora dello splendido ritornello pop di Just Make It Stop e della coda elettrica di On My Own, che rimanda alla mente quella di Nothing But Heart, contenuta nell’ultimo C’mon.
Ma si badi bene che tutti questi elementi non sono altro che specchietti per le allodole, promesse di un turning point che non verranno mantenute ma che si reggeranno funamboliche su di un filo, in tensione, fino alla fine delle tracce.
L’aspettativa del “qualcosa ma non so cosa” che permeava il disco si va infine ad affievolire nella conclusiva To Our Knees, di pari passo con il suo ultimo sospiro.

Al termine di questa attesa non c’è però l’amaro in bocca, non c’è la sensazione di aver perso tempo. È come se i Low, al momento della registrazione, fossero pervasi da una pace interiore, da una delicatezza riscoperta, che sono riusciti a trasmetterci attraverso questo lavoro curato ed emozionale.
È piacevole aspettare invano sulla Strada Invisibile.

Tracce consigliate: So Blue, Clarence White.