È difficile parlare di album che hanno un impatto emotivo così forte. If You Leave è composto di sole emozioni, così forti da far scordare dettagli sonori, tecnicismi, citazionismi. Ascoltarlo non richiede nessuno sforzo perché è un album diretto al cuore, quello dell’ascoltatore e della persona amata.

La voce di Elena Tonra scuote con la sua violenta calma: è una voce vera, priva di ricerche di impostazione o altri aggiustamenti. Le sue imperfezioni e le sue incertezze sono la più grande prova della genuinità delle parole che sussurra. Elena non vuole irrompere nella vita o nei pensieri dell’ascoltatore: apre poco a poco la porta della mente, solo uno spiraglio, il minimo necessario a farsi sentire. E la chitarra che imbraccia è l’unico appiglio che ha a disposizione per evitare di crollare per l’emozione.
L’atmosfera rimanda ai lavori del compagno di etichetta Bon Iver, anche se con If You Leave si scende ancora più in profondità nell’intimità delle emozioni umane: la voce di Elena segna questo esordio ancora più di quanto non abbia fatto la voce multiforme Justin Vernon con il suo For Emma, Forever Ago. È una voce timida e calda, che ricorda quella di Romy Croft degli xx in episodi come Angels, del loro ultimo Coexist.
A portare brani già stupendi su un altro pianeta ci pensano i due compagni di band: le percussioni di Remi Aguilella trasformano i brani in danze intorno al fuoco, mentre la chitarra di Igor Haefeli riempie ogni fragilità di Elena con atmosfere post rock, creando paesaggi sospesi vicinissimi ai Sigur Rós e agli Explosions In The Sky (Touch).

Youth (brano già noto dai tempi dell’EP The Wild Youth) è un rito di iniziazione che apre gli occhi: l’uomo o la donna perfetta non esistono. Dopo tante delusioni, per sentirsi vivi si devono provare emozioni forti: “And if you’re still bleeding, you are the lucky ones / ‘Cause most of our feelings, they are dead and they are gone”.
Ogni testo è un piccolo racconto personale in cui chiunque può immedesimarsi: con un approccio non dissimile da quello di Morrisey, Elena racconta dell’incubo dell’amore non ricambiato e di legami da cui non ci si riesce a staccare (Still), persone delle quali dimenticarsi sarebbe facile e positivo, ma delle quali per qualche strano motivo, forse masochismo, non si riesce a fare a meno (Smother).
I versi di ogni brano sarebbero degni di essere citati per la loro forza, ma è dovere dell’ascoltatore lasciarsi immergere in essi fino a rendersi conto che sono rivolti proprio a lui. La forza dei brani dei Daugther è che sono rivolti a ognuno di noi e se qualcuno dovesse sentirli estranei e distanti dovrà solo aspettare di essere afflitto da quella malattia chiamata amore, la più grave di tutte.
Shallow sembra il finale di una storia romantica in cui l’innamorato si allontana dalla sua amata, che, su uno scoglio con un carillon, cerca di richiamarlo con una dolce melodia. Il ragazzo non tornerà mai, ma saprà per sempre, grazie al canto di questa sirena, dove trovarla. “If you leave… You’ll find me, in the shallows”.

Tracce consigliate: Smother, Youth, Still.