Settimo album per i Liars che portano il livello di gaso alle stelle. In particolare i primi pezzi del disco sono una delle più grosse botte di adrenalina degli ultimi tempi: sintetizzatori aggressivi e taglienti, batteria drittissima, atmosfera stroboscopica e soprattutto quel vero mood “Liars”. Non esiste altra parola per descrivere quel sentimento che accompagna ogni loro brano dall’inizio della loro carriera fino ad oggi, rendendo questo Mess non una semplice sboronata, ma un’evoluzione naturale e per nulla forzata del loro percorso, che anzi li avvicina idealmente all’attitudine di quel They Threw Us All In A Trench And Built A Monument On Top con cui avevano esordito.

Ma non tutto è ciò che sembra. Con Mess i Liars si divertono a giocare col potere delle aspettative, che finiscono sempre per essere delle illusioni. Il concept grafico che troviamo in copertina e la loro sgargiante campagna promozionale (che potete ammirare su Instagram in tutta la sua spavalderia) volevano dare l’idea che Mess fosse un disco colorato e sgargiante e il singolone Mess On A Mission voleva confermare il tiro danzereccio e scanzonato, quando invece l’album è un bel bagno nei soliti sentimenti oscuri a metà tra l’allucinato e lo stregonesco. Sì, c’è tanta droga, ce n’è per tutti i gusti. E si parte con tre bombe atomiche tremendamente dancey e synth heavy, che continuano alla grande la strada intrapresa con Brats verso la fine dello scorso WIXIW, con le dovute sbandate più dancefloor (Mask Maker), dark (Vox Turned D.E.D.) o psichedeliche (I’m No Gold).

La tracklist continua con Pro Anti Anti, che sembra essere un’altra bella bombetta. I Liars però non hanno terminato il loro gioco di disattesa delle aspettative, quindi mentre la suddetta Pro Anti Anti è un alternarsi di esplosioni e stasi, Can’t Hear Well smorza il tiro, essendo l’episodio meno riuscito dell’album. Segue Mess On A Mission (anche se il remix di Silent Servant si sarebbe trovato più a suo agio in una tracklist di questo tipo – oltre ad essere ancora più figo dell’originale), poi c’è la strumentale Darkslide, un vortice oscuro allucinogeno che cambia totalmente la direzione del disco.

I seguenti brani (Boyzone, Dress Walker e Perpetual Village) sono infatti un viaggio introspettivo che, pur non abbandonando l’estetica 100% synth dell’album, si allontana da quell’attitudine che avvicinava idealmente Mess al debut LP per spostarsi verso le atmosfere sciamaniche tipiche di They Were Wrong So We Drowned. Gli ingredienti non sono mutati, ma da una parte del disco all’altra i sapori sono cambiati completamente e quasi non ce ne si accorge. A chiudere c’è Left Speaker Blown, con cui i Liars tornano all’antica usanza di chiudere l’album con un brano dolce e disarmante (in cui, tra l’altro abbiamo l’unico assaggio di chitarre di tutto Mess). Ancora una volta ce l’hanno fatta.

Tracce consigliate: Vox Turned D.E.D., Darkslide.