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Non si può dire che i Factory Floor abbiano affrettato i tempi per fare uscire il loro primo album. Il loro nome è in giro dal 2008, e, nonostante fin dai loro primi lavori siano stati ricoperti di elogi, questo non li ha spinti a produrre in tutta fretta l’album che in molti si potevano aspettare, magari mirando a massimizzare la visibilità e quindi la resa. La scelta non si può dire non abbia pagato: la distanza che separa i seppur apprezzabili primi pezzi da quelli presenti nell’album è enorme, e i Factory Floor sembrano qui un gruppo completamente diverso da quello che stava iniziando a farsi conoscere negli scorsi anni.
Merito (o magari colpa, per alcuni) del loro cambiamento è senza dubbio della solita, eterna e apparentemente infallibile DFA, che ha scarnificato il loro suono portandolo dal post punk cupo delle origini a una acid house senza fronzoli, pulita e complessa, con deviazioni che arrivano in territori industrial e techno, revivalista ma attuale: una specie di versione androide di quello Ian Curtis che rimane evidentemente uno dei punti di partenza imprescindibili della band.
Fra i 10 pezzi dell’album (più 7 in realtà, se vogliamo considerare One, Two e Three per quello che sono, cioè degli interludi) troviamo gli LCD Soundsystem in Turn It Up e nel suo ripetitivo, minimale e se vogliamo anche scemo giro di percussioni, troviamo echi di movimenti e generi apparentemente dimenticati come l’electroclash, ogni qual volta appare quella robotica, svogliata e ipnotica voce alla Miss Kittin che domina pezzi come Fall Back o Two Different Ways, troviamo l’acid house ben poco mediata dai 25 anni che ci separano dalla sua nascita di Work Out e Breathe In.
Troviamo l’inattuale e l’anche troppo attuale, la scarnezza e la complessità, la cupezza e i momenti in cui seguendo il ritmo ossessivo di certi pezzi ci si ritrova invischiati in una sorta di inspiegabile gioia meccanica. Troviamo un gruppo capace di presentarsi già cresciuto all’appuntamento col loro primo album, capace di stagliarsi con eleganza e pulizia sopra all’inevitabile chiacchericcio che li circonda.
Reccomended tracks: Turn It Up, Fall Back, Breathe In