Wild At Heart (Cuore Selvaggio) è un film di David Lynch, Palma D’Oro a Cannes nel 1990. Un road movie psicologico e violento, ma fondamentalmente una storia d’amore: quella di Sailor e Lula, amanti incasinati in fuga, uniti solo dal loro amore atipico e fanculo tutto, anche l’America. Come lo ha definito lo stesso Lynch: “un film su un amore trovato all’inferno.”

Wild At Heart è anche il brano numero cinque di Chemtrails Over The Country Club, settimo album di Lana Del Rey. Non fa espresso riferimento alla pellicola di Lynch, ma ne racchiude l’essenza: ci sono le sigarette, la fuga e le fiamme.  L’America e l’inferno che vanno a braccetto: la prima descritta, il secondo evocato nella sua dimensione terrena e non allegorica di diavoli con coda e corna (I left Calabasas, escaped all the ashes/ ran into the dark). E l’amore, che non è più una malattia tossica, ma un incontro senza compromessi in cui uno vale uno. (‘Cause even in the worst of times/You saw the best of me/And that’s why I stay here with you [..] If you love me, you’ll love me/’Cause I’m wild, wild at heart). Amami così, punto.

Ampliando il discorso, tutto Chemtrails Over The Country Club sembra essere stato costruito “per” e “sulla” strada, nel lato metaforicamente più oscuro e realmente più caldo della nazione. Un lungo (e forse un po’ lento) monologo all’ombra delle scie chimiche nell’era post Trump e musicato attraverso gli anni ’70 di Joni Mitchell e Stevie Nicks, tra folk e controcultura.

L’ultima volta che abbiamo parlato di un disco di Lana Del Rey era il 2019, l’estate stava finendo e si discuteva di Norman Fucking Rockwell! (da qui in poi NFR!). Una novità stilistica e di contenuti; un crocevia decisivo tra il prima e il dopo del tipo tutto o niente. In sintesi, un nuovo punto di partenza, anche personale, localizzato in California con l’oceano di Venice Beach davanti agli occhi e la calamita di Joni Mitchell attaccata al cruscotto della macchina come un santino.

Così come accadeva in NFR!, anche in Chemtrails Over The Country Club la dissonanza tra le aspettative e la realtà è forte; ma la costa californiana è ora diventata solo un luogo da cui fuggire, visibile nello specchietto retrovisore mentre all’orizzonte si apre il panorama desertico ai bordi delle highway colorate tipiche del paesaggio della provincia americana e di una parte importante del cinema di Lynch. Jack Antonoff, ancora alla produzione, fa sua questa nuova visione e la proietta nella musica insieme ai testi di Lana, che, esattamente in questo contesto, raccontano il suo passato, il suo presente ed il desiderio di normalità attraverso uno storytelling unico (il migliore del paese, secondo Bruce Springsteen).

C’è un bel po’ di pop nostalgico nel nuovo album, che non è una novità per la sua discografia, quanto piuttosto un filo che tiene insieme la storia ma che si fa sempre più sottile. Potremmo dire che ciò che in NFR! era musicalmente massimizzato, qui viene prosciugato per dare risalto all’essenziale e alle cose semplici che Lana Del Rey sembra rimpiangere. La produzione è estremamente romantica e asciutta e viene accompagnata da riverberi ed atmosfere del Midwest (probabilmente la ricerca del vintage è voluta, ma in alcuni brani se tiri su troppo il volume diciamo che, per farla breve, gracchia tutto).

Le liriche si collocano definitivamente in ambito cantautorale, ma ci si accorge subito che Lana Del Rey ha un modo tutto suo di scrivere, di giocare con le parole e di disseminare i suoi racconti di riferimenti personali, nascondendo significati nel sottotesto. In questo senso la sua è una scrittura perfettamente postmoderna e decisamente autoreferenziale.

C’è l’opening track White Dress (con un videoclip, anche questo, in pieno stile David Lynch) in cui continua, con un falsetto portato oltre ogni limite, a far rimbalzare il waitress con il white dress dei suoi 19 anni come cameriera ai tempi dei White Stripes. E Not All Who Wander Are Lost con un altro falsetto, un altro viaggio ed un altro giro poetico:

Not all those who wander are lost
Not all those who wander, all those who wander
All those who wander are lost
It’s just wanderlust

I luoghi sono tantissimi e sono i luoghi dei suoi amanti e di quel genere di sesso che non si dimentica e che non si rimpiange. Vedi Yosemite, o Tulsa Jesus Freak, due brani estremamente diversi ma accomunati dalla passione e soprattutto dal suo mantra “no more candle in the wind” con il quale (dopo averlo già fatto in Mariners Apartment Complex) viene affermata la sua consapevolezza di donna vulnerabile, ma che non si sottrae alla lotta e che tende istintivamente a nascondere le sue crepe. E, dunque, sono anche luoghi di crescita e di ribellione rispetto al conservatorismo tradizionale. Tulsa Jesus Freak contiene anche quel “white hot forever” del ritornello che inizialmente sarebbe dovuto essere il titolo dell’album, poi sostituito dalle scie chimiche (forse per evitare fraintendimenti e polemiche che comunque la seguono ovunque) che, in ogni caso, rimane in testa come l’orgasmo della domenica mattina.

A dirla tutta, purtroppo, ci sono pochi momenti trip hop del tipo trip-hop-di-Lana-Del-Rey, come quello ispiratissimo di Dark But Just A Game, metà Portishead di Dummy, metà Radiohead di Ok Computer, che avrebbero potuto sostituire la coda soporifera dell’album. Ed è curioso il fatto che siano proprio i brani in cui cita e coverizza la sua madrina artistica a lasciare un senso di indifferenza, come a dire che quando tenta di dimostrare qualcosa, perde gran parte della sua ispirazione risultando forzata.

Fare meglio di Norman Fucking Rockwell! sarebbe stato molto difficile, così come sarebbe stato molto facile rimanerci ancorata. E allora, senza quell’ansia di dover dimostrare nulla, Lana Del Rey va oltre.
Chemtrails Over The Country Club è un album pop che sta ai margini del pop, ma ancora una volta è lo strumento (l’unico) con cui Lana Del Rey mostra i suoi pensieri. Un nuovo capitolo, il settimo, di un romanzo autobiografico ambientato all’inferno sulla crescita e l’auto-consapevolezza di una donna dal cuore selvaggio che non appartiene a nessuno. E che puoi amare solo così, punto.

Tracce consigliate: Chemtrails Over The Country Club, Wild At Heart, Dark But Just A Game.