That’s me in the corner
That’s me in the spot-light
Losing my religion

Come ben noto, Losing My Religion racconta il tormento di un uomo che sta perdendo la propria fede in Dio. Vero? Falso! Contrariamente a quanto si possa credere, infatti, il popolarissimo brano dei R.E.M non parla di religione, ma di un amore non corrisposto: “losing my religion” è semplicemente un’espressione, usata nel sud degli Stati Uniti, che significa perdere le staffe. Dato che si sta parlando di storie d’amore, veniamo a Cool Dry Place, un album fresco fresco di pubblicazione che a sua volta narra di relazioni amorose. Ah, è falso pure questo? Parzialmente: dato che nulla è ciò che sembra, l’LP d’esordio di Katy Kirby può apparire una raccolta di racconti dedicati a desideri, relazioni d’amore e intimità, ma è in realtà un album in cui la cantautrice elabora la sua perdita di fede e l’allontanamento da Dio. See what i did there?

Cresciuta in un paesino del Texas in una famiglia evangelica, Katy Kirby ha letteralmente trascorso l’infanzia tra casa e chiesa; proprio in chiesa nasce il suo amore per la musica, che all’interno della sua bolla equivaleva strettamente alla musica sacra. Gli anni delle superiori portano ad una svolta: il contatto con una generazione di ragazzi cresciuti in un ambiente molto meno rigido del suo, porta Katy a mettere in discussione i dogma che avevano portato Dio ad essere presente in tutto quello che faceva. L’adolescenza e la frequentazione dell’università coincidono con le sue prime vere esperienze di vita, intese come gli eventi che generalmente segnano la maturità di una ragazza: il primo bacio, la prima sbronza, i primi concerti pop e rock… In tutto ciò, la musica, non più solo ascoltata, ma anche scritta e suonata, è una costante che accompagna il processo di riscoperta di Katy e il suo conseguente allontanamento da Dio. Cool Dry Place è il frutto di questo processo ed è un compendio di storie, non necessariamente autobiografiche, narrate con la dolcezza e la genuinità tipiche dei bambini che scoprono qualcosa per la prima volta.

Cool Dry Place racconta i rapporti, non sempre facili, non sempre felici, che ci legano alle altre persone. Juniper, un brano costruito su riff di chitarra spensierati, parla del rapporto madre-figlia ribaltando lo stereotipo secondo cui è il padre ad essere la figura autoritaria della famiglia: Katy si concentra piuttosto sulla madre, dipinta come un minaccioso e imprevedibile temporale. Il tema che ricorre maggiormente nell’album sono le storie d’amore: Katy si immedesima in diverse relazioni raccontandone piccoli dettagli, spesso con un senso dell’umorismo sottile, come in Traffic!, in cui attacca un suo ex ragazzo oggettivamente più fortunato e figo di lei, che adorava autocommiserarsi per piccole cose. Traffic! è uno dei migliori brani dell’album e, forse non a caso, quello in cui più si percepisce l’influenza della musica sacra: la voce di Katy, modificata leggermente attraverso l’autotune, ondeggia accompagnata da chitarre e percussioni prima di arrestarsi per lasciar spazio all’inattesa comparsa di un organo e di un coro. In Fireman. Katy è in una relazione con una persona il cui lavoro è tanto importante e stressante da portarla ad essere una partner accondiscendente in maniera incondizionata. Tap Twice presenta invece l’aspetto più intimo e semplice di una storia d’amore con grande efficacia, anche grazie al minimalismo della canzone stessa. Anche in Cool Dry Place si parla d’intimità: dapprima l’accompagnamento strumentale è quieto, metafora dell’insicurezza che caratterizza l’inizio di una relazione (“Can I come over/Is it too late?”), per poi evolvere in un crescendo che trova il suo apice nell’assolo di chitarra nell’outro, che può benissimo rappresentare le fasi di litigio di una coppia.

Come anticipato, a differenza di quanto possa sembrare, non sempre il tema è l’amore tra individui: in Portals, una ballata suonata al piano, il tintinnio dei bicchieri e il canto dei grilli ci trasportano in una cucina nel cuore della notte a riflettere sul perché il rapporto non stia funzionando: se fossimo su Is this Sufjan Stevens song gay or just about God?, ci potremmo domandare se Katy stia veramente parlando della relazione con la persona amata o piuttosto del suo rapporto con Dio. Fortunatamente, tutto è un po’ più chiaro in Secret Language, che prende in prestito versi da Hallelujah di Leonard Cohen, “I heard there was a secret chord/ That David played, that David played”, per descrivere il suo rapporto sempre più complesso con la religione.

In Cool Dry Place, Katy Kirby preferisce il minimalismo alla complessità, impiegando arrangiamenti semplici, tipici della musica Indie rock/folk, ma mai banali: ne è un perfetto esempio Eyelids, la traccia di apertura, col suo suono grezzo e il solo uso di voce, chitarra e piano. Katy punta piuttosto a sorprendere con la sua voce, con i suoi testi e con i cambi di direzione e ritmo all’interno dei brani, che possono passare da momenti di quiete e malinconia ad attimi di rabbia e euforia. Questo approccio è forse il risultato della sua formazione e dalla tendenza evangelica a far prevalere l’umiltà, rifiutando l’eccesso e il mettersi in mostra.

A voler trovare un difetto nell’esordio di Katy Kirby, si può lamentare il ridotto numero di tracce, soprattutto considerando che un terzo dell’LP era già stato pubblicato nell’EP Juniper, e la brevità dei brani stessi, che con la loro bellezza aprono lo stomaco, ma talvolta non danno reale sazietà. Nonostante ciò, è innegabile che Katy Kirby ci abbia regalato un album di notevole valore, che suona familiare e al contempo sorprendente, orecchiabile e dall’impatto immediato, che non può che lasciare di buon umore.

Tracce consigliate: Traffic!, Portals, Juniper