Stamattina mi sono alzato alla buonora, ho aperto il frigo ed ho trovato del burro d’arachidi, raro a casa mia. Comincio ad intingere il coltello nel vasetto ed inizio la spalmata sulla fetta di pane. Neanche a dirlo, sporco la maglietta e la pulisco in tutta fretta; nonostante tutto, l’alone è rimasto.

I Joanna Gruesome si presentano con il loro sopohomore: Peanut Butter, che segue l’ottimo esordio con Weird Sister. Dopo il tour con i Perfect Pussy ci si attendeva un ulteriore inasprimento del loro suono. Disattendendo le attese, le distorsioni sono state appiattite e solo in pochi momenti si sfogano. Last Year e Psykick Espionage sputano in faccia l’aggressività repressa di Alanna McCardle, che si contrappone all’estrema dolcezza che dona al resto dell’album. Le tracce, sebbene possono essere identificate come indie-pop senza troppe pretese, hanno dei momenti rumoristici con dei docili feedback e melodie dissonanti, farcite da veloci ritmiche che strizzano l’occhio alle band riot grrrl 90s come Tiger TrapTalulah Gosh. Nei momenti più easy-listening possono anche ricordare i The Cure (There Is No Function) in una versione a stelle e strisce.

L’album dura poco più di 20 minuti e, come tutti i lavori di breve durata, ha bisogno di molti ascolti per essere apprezzato nella sua totalità. Ne esce un disco compatto con tantissimi momenti di altissimo livello, e rispetto al debut che piantava le radici direttamente negli States, qui il suono ha levato quella patina grunge e noise, abbracciando un certo suono inglese, mescolando questo due anime tra loro.
I Joanna Gruesome confermano dunque ciò che di buono avevano fatto, migliorandolo. Il burro d’arachidi è finito, ma l’alone sulla maglietta, quello è rimasto.

Tracce consigliate: Last Year, Psykick Espionage