Parlare degli Hundred Waters non è semplice, complice il fatto che la loro musica non è facilmente interpretabile. Partendo dal nome, pare che i quattro originari della Florida siano stati influenzati da un certo Friedensreich Hundertwasser, pittore austriaco, il cui contributo al gruppo sia stato di fornire l’idea che l’arte, così come la musica, debba essere interpretata da chi ne fruisce in completa autonomia. Cercando di rimanere lontani, ma non troppo, dagli schemi tradizionali, gli Hundred Waters si ritagliano una piccola fetta di autonomia all’interno di quella torta gigantesca che è la storia della musica identificandosi un genere autodefinito come “Folktronica”. Il 2014 vede gli Hundred Waters nuovamente sulle scene dopo un debutto straripante appena due anni fa; The Moon Rang Like A Bell è prodotto, come il precedente, dalla label di Sonny Moore in arte Skrillex (si sa, non tutte le ciambelle escono col buco).

L’album si apre con un Show Me Love, un’intro a cappella lontanissima dalle altre tracce; il passaggio iniziale “Don’t let me show cruelty/Though I may make mistakes […] Show me love” fa già presagire il tema cruciale dell’album: l’amore, quello straziante, rifiutato, nascosto. Così di nuovo nel pezzo pregiato dell’album, Cavity,  il tema dell’amore mancato si intreccia con la storia di un uomo che scava la sua fossa. Le atmosfere cupe sono scandite dall’onnipresente drum-machine e dalla tastiera che svaria dal semplice accompagnamento alla presenza da protagonista, alla SOHN; in tutto ciò la voce di Nicole si districa bene, attingendo da tutte le migliori maestre contemporanee del genere, da Björk Romy Madley-Croft (la figa degli XX). E ancora in Chambers continunano i bassi potenti a contrastare la voce altissima di Nicole, un contrasto che si presenterà in tutte le restanti tracce, esclusione fatta per la meno mortuaria Seven White Horses. Merita menzione anche l’anomala e movimentata [Animal], vero e proprio pesce fuor d’acqua di questo LP, ma che comunque si presenta come una piacevole sorpresa. Chiude il tutto No Sound con sei minuti rilassanti, come se ce ne fosse ancora bisogno.

The Moon Rang Like A Bell è un album pieno di spunti, di ricerca e di sentimento, ma manca di qualcosa che lo porti ad essere un album di rottura; manca di ritmo, non nelle tracce in sé, ma tra le tracce.  Forse una scrematura tra le dodici canzoni poteva sortire un effetto meno soporifero, forse la monotematicità della voce di Nicole (che non scende mai dalla frequenza giusta per rompere un bicchiere di cristallo) denota la mancanza di varietà sonore che non siano la contrapposizione tra lei e gli onnipresenti bassoni, così come onnipresente è la drum-machine, unico espediente per dare ritmo a canzoni che altrimenti non ne avrebbero affatto; forse tutto questo e mille altre cose hanno reso quest album un’incognita. Ma forse è proprio quello che gli Hundred Waters volevano, un album con tante sfaccettature e mille altre interpretazioni.

Traccia consigliata: Cavity