Guarda tutto intorno come sta cambiando
Allacciati le scarpe, ché c’è da camminare

È con queste parole di Asteroide che Aimone Romizi ci introduce al quarto album dei Fast Animals and Slow Kids, la band perugina che già dal secondo album Hybris (2013) si è piazzata di prepotenza nella scena alternative/punk-rock italiana. I FASK sono bravi, suonano bene, sanno tenere un palco e sanno come spezzare cuori, ma quanto e cosa è cambiato rispetto ad Alaska? E, soprattutto, cosa significa questo cambiamento?

Forse Non È la Felicità, un po’ come le opere letterarie, si presta a due piani di lettura: quello che prende il disco come entità assoluta e quello che cerca di contestualizzarlo prendendone in considerazione l’interezza ma anche l’insieme delle parti, quello che è stato e quello che non c’è. Il primo piano farà felice un po’ tutti ma soprattutto l’ascoltatore meno esperto: Forse Non È la Felicità è davvero un bel disco, suonato bene e arrangiato bene, sicuro com’è sicuro il pogo che partirà ai concerti con brani come Annabelle o Giorni di Gloria o Capire un Errore. Nonostante 47 minuti siano di solito troppi per un disco punk-rock, il lavoro si tiene su e si difende bene, prestandosi all’ascolto flessibile grazie alla commistione di sfacciataggine pop-punk ed esplorazioni musicali più ricercate – dal piano di Tenera Età al grunge di Montana passando per una (quasi) ballata noise, 11 Giugno.

Il secondo piano di lettura è quello che ci fa chiedere cosa vogliono fare i FASK per davvero. A tratti Forse Non È la Felicità odora di comodità, quella di chi ha capito la formula vincente e fa troppo poco per distaccarsene, cercando di dividersi tra il cerchio (il cantautorato acido di Cavalli e Alaska) e la botte (il punk-rock solenne dei Titus Andronicus in Hybris). Purtroppo, per quanto siano talentuosi i FASK e per quanto possa essere suggestiva la scrittura di Romizi, la strada del cantautorato è forse quella che fa ancora inciampare un po’ la band, non tanto nei brani più metaforici (dove il tema della natura mantiene un fil rouge leggermente stucchevole ma pur sempre solido) quanto nei tentativi di farsi politica (Giorni di Gloria e Ignoranza). E per quanto il punk-rock sia porto sicuro dal vivo, i FASK percepiscono anche che un’evoluzione naturale e dinamica è necessaria, e lo dimostrano nel cuore dell’album, in quelle quattro tracce tra Fiumi di Corpi e 11 giugno, in cui sperimentano non solo con i generi ma anche con la struttura della canzone stessa (lo fanno in Capire un Errore ma anche più avanti in Giovane).

Eppure lo sforzo finale di Forse Non È la Felicità non sembra abbastanza, e se per ora l’equilibrio tra le parti funziona non compromettendo la solidità finale dell’album, resta il dubbio su cosa siano davvero i Fast Animals and Slow Kids. Per una band che per una generazione è stata la colonna sonora del passaggio dall’adolescenza alla maturità, è importante riuscire a crescere insieme ai propri ascoltatori piuttosto che accontentarli. Forse non è questa la maturità, ma è necessario continuare a cercarla.

Traccia consigliata: Montana