Marassi, Genova. Ore 6 e 09 minuti: il primo chiarore non ha ancora celato la luce biancastra della luna. Scalzo vado verso la cucina e preparo la moka. Dalla vetrata in salotto la fotografia del quartiere è la stessa ormai da anni: i complessi abitativi che si ammucchiano attorno allo stadio Luigi Ferraris; l’intonaco alle volte rossastro pallido, altre volte giallognolo malinconico dei blocchi delle case popolari; il Biscione: cinque caseggiati l’uno accanto all’altro, oltre un chilometro e mezzo di cemento posto sulla sommità della collina che si erge su Marassi. Bevo velocemente il caffè e aggiungo la tazzina alle tante che già sono nell’acquaio. Raccolgo i primi vestiti dal pavimento della camera da letto e me li infilo. Esco di casa e, scendendo lestamente le scale, cerco di mettere indosso la consumata giacca in pelle. Una volta dentro la 127, con la coda dell’occhio sbircio le mie folte basette riflesse nello specchietto e, fiero e compiaciuto di queste, accendo la tanto bramata e desiderata prima sigaretta di questo lungo giorno che mi condurrà In Capo Al Mondo.

Come cita il comunicato stampa che ha anticipato l’uscita del quarto album della band genovese: “Partire una domenica mattina da Genova, quartiere Marassi, e arrivare a camminare tra i boschi; salpare e ritrovarsi in mezzo al mare, poi tra deserti e montagne, per arrivare fino in capo al mondo. […] Il nuovo disco degli Ex-Otago si potrebbe riassumere così, come la storia di un viaggio verso un luogo lontanissimo.”

Cos’è In Capo Al Mondo, oltre a essere una “grande metafora”: sicuramente un pop che è più world piuttosto che indie e, dunque, un surrogato della musica leggera e del cantautorato; senza dubbio è paradigma della scelta di abbandonare arrangiamenti elettronici e giocattolini a beneficio di strumenti come il charango, il flauto traverso e il sax; di certo è l’uscita dal gruppo di Alberto “Pernazza” Argentesi, uno che la band l’ha vista venire alla luce; poi è il fare definitivamente a meno dei testi scritti e cantati in lingua inglese, gli stessi che parevano essere un’emulazione dell’autentica independent music con dimora in Regno Unito; naturalmente, infine, è crowdfunding, ovvero prodotto mediante azionariato popolare, come già era stato il terzo album, Mezze Stagioni, nato grazie all’iniziativa Anche io produco gli Ex-Otago.
Per cui in sostanza, aggiungo, non bisogna certo aspettarsi, da questo nuovo lavoro, il momento firmato Riotmaker Records; il quale momento, per certi versi, ha aiutato la maturazione artistica degli Ex-Otago permettendo loro proprio di comprendere la lontananza della forma proposta dal duo Luka CarnifullPasta degli Amari a.k.a. Fare Soldi. Maturazione che, in realtà, si compie quando Pernazza decide di scendere dalla barca e di portare con sé il cantato rap fino a quel momento mostrina e tratto distintivo della band. Che caso, quale fatalità!
Piuttosto, da In Capo Al Mondo, ci si attenda piacevoli e morbidi attimi di chitarra e voci (La Ballata Di Mentino); il cantato da menestrello, un cantautorato della quotidianità più diretta e percepibile, che camminando per il paese ne racconta le abitudini descrivendone i personaggi (Gian Antonio, Il Ballo Di Nicola); la difficoltà del cammino, cominciato con il pizzicato in tre quarti – che tanto mi ricorda Sting – de L’età Della Spesa, e la brama malinconica di giungere a destinazione (Nuovo Mondo); la spensieratezza primaverile e, all’opposto, la frenesia forsennata (Amico Bianco, L’appuntamento – entrambe accompagnate da cori, chitarra e charango); la coinvolgente prosa amorosa, affatto smielata, novellata dalla trascinante chitarra, dall’harmonium e dal battimano che abbozzano una pizzica rivisitata (Foglie Al Vento).

In Capo Al Mondo, per quanto possa incontrare limiti nella scrittura o perdersi in legittime e fisiologiche reminiscenze, è piacevolmente ascoltabile. Una metamorfosi kafkiana all’inverso, fisica e identitaria, mediante la quale Gregor non si condanna a una morte lenta, ma si procura un aspetto ridente e una identità rinnovata.

Traccia Consigliata: L’appuntamento.