Purtroppo ci si ritrova a parlare di Corochinato partendo da un tema stanco: la nostalgia. Sì, perché fin dal titolo, la band di Maurizio Carucci sottolinea che la chiave sarà questa, il “mi ricordo”, la rilettura, la nobilitazione, la riflessione nostalgica del passato, sia che esso sia legato all’infanzia, o a una relazione amorosa, o a una stagione ormai trascorsa (corochinato è un aperitivo vintage genovese, sempre più raro da trovare).

Si prenda ad esempio Bambini, è una canzone che proprio stona, ché davvero non se ne può più: anno del signore 2019, e ancora bisogna ascoltare una voce che osanna la purezza e la genuinità dei fanciullini. Ancora il passato idillico dell’infanzia, il rimpianto di essa, “Ma volevamo il mare / ma non sapevamo nuotare“: per di più ecco, condita da immagini così, banali come il mare. Ma anche cresciuti le cose non cambiano: resta la cifra nostalgica in Questa notte, singolo trionfo del “mi ricordo”, del “se ripenso”, in riferimento al passato di una storia d’amore, dove anche qui si sceglie un’immagine non tanto banale quanto proprio brutta: “Tu sei come una foresta per me / ma io son solo un albero vicino a te“, ah e poi il verso dopo, “una frittata“. Vabbè.

Tuttavia, per dimostrare che questi accenni criticoni abbiano una fondatezza interna all’album, prendiamo Solo una canzone. Il brano ha concorso tra i big a Sanremo, gli Ex-Otago hanno raggiunto il canale più alto per far conoscere la propria musica in Italia. Nel festival la canzone è parsa un po’ debole, si piazza tredicesima. Eppure in Corochinato risulta essere il brano più bello del disco. Perché? Perché il tema di Solo una canzone poteva essere il fulcro del disco, e se così fosse stato, magari sulla stessa linea potevano nascere pezzi più forti, anche in ottica festival.

Infatti, perché gli Ex-Otago non hanno perseguito la strada di Solo una canzone? sono una band matura, per esperienza musicale, per età anagrafica, potevano avere la stoffa giusta per dare una svolta al loro immaginario e a quello dell’itpop, parlare sì di amore, ma della fase di mezzo, quella senza picchi, quella piatta, ma proprio tra questa piattezza potevano trovarsi punti di luce su cui fondare un nuovo album e una nuova poetica. Solo una canzone dimostra che la cosa era fattibile, e dimostra che soprattutto era vicino alle riflessioni della band: “Tutti cantano l’amore / quando nasce, quando prende bene / e quando tremano le gambe / e quando non c’è niente che lo può fermare” ha cantato Carucci sul palco del festival, e poi ha ben continuato con il resto della strofa “Ma tutte quelle storie / che hanno visto almeno dieci primavere / cento casini cento grandi scene / Mille pagine attaccate ancora insieme“. Ecco, per queste storie qui, potevano esserci gli Ex-Otago, no?

Avevano trovato la misura giusta, ma invece si calibra e si esaurisce in una sola traccia, ed anzi, alla luce di questa strofa, stridono internamente anche gli altri brani, perché appunto non fanno che disperarsi o gioire di un amore, rimembrando gli inizi emozionanti dello stesso. Quindi non è solo un’impressione che il filtro nostalgia attivato e perpetrato dagli Ex-Otago sia ormai stantio e poco valido, ma sono stati loro stessi a riconoscere che “Tutti cantano l’amore” in questo modo qui, che è dominante, paradossalmente, proprio anche in Corochinato. E pur sapendolo, si mischiano al maremagnum con canzoni tipo Questa notte, Le macchine che passanoTu non mi parli più. Per non parlare poi di Tutto bene in cui proprio la nostalgia in generale diventa tema trattato, e ancora una volta un’immagine tremenda: si cita Erri De Luca, e per tutto il resto dell’ascolto si ha stampata in mente la figura dello scrittore, secco e nervoso, i baffetti e i sandaletti. No, no, no.

Corochinato poteva essere qualcosa di diverso, poteva perseguire magari un proposito bello che il singolo trainante sanremese, Solo una canzone, cerca di approfondire; invece no, invece accade che con il loro sesto album gli Ex-Otago hanno sia sciupato l’occasione del festival, che quella di sfornare un bel disco. Un disco di rinnovamento per la scena, ma soprattutto per loro, perché le loro sonorità – che non sono cambiate di una virgola da Marassi – pare proprio che si stiano amalgamando in un tutto indefinito.

Tracce consigliate: Solo una canzone